Secondo un nuovo studio, un maggior consumo di flavonoli, degli antiossidanti presenti in molte verdure, nella frutta, nel tè e nel vino, può rallentare il tasso di perdita di memoria rallentando il declino cognitivo.
I flavonoli aiutano a ridurre la perdita di memoria
Lo studio, condotto sul lungo termine, ha infatti mostrato che il tasso di declino cognitivo e di perdita della memoria, è diminuito di circa 0,4 punti per decennio, nelle persone che hanno seguito un maggior consumo di flavonoli. I risultati della ricerca hanno anche tenuto conto di altri fattori che possono influenzare la memoria, come l’età, il sesso e il fumo.
Secondo il dott. Thomas Holland, istruttore del dipartimento di medicina interna del Rush University Medical Center di Chicago e autore dello studio, “è entusiasmante che il nostro studio dimostri che fare scelte dietetiche specifiche può portare a un tasso più lento di declino cognitivo. Qualcosa di semplice come mangiare più frutta e verdura e bere più tè è un modo semplice per le persone di assumere un ruolo attivo nel mantenere la salute del cervello“.
Molecole benefiche per la nostra salute
I flavonoli sono dei composti citoprotettivi, proteggono quindi le cellule, inclusi i neuroni, ed è plausibile che ci possa essere un impatto diretto sulla cognizione e sulla perdita di memoria, come afferma il dottor David Katz, specialista in medicina preventiva e dello stile di vita e nutrizione, non coinvolto nello studio. Di certo una maggiore assunzione di flavonoli è indice di una dieta migliore, in quanto significa che include un consumo maggiore di frutta e verdura e bevande come il tè.
I flavonoli, appartengono alla famiglia dei flavonoidi, dei composti che sappiamo sono in grado di ridurre l’infiammazione, uno dei principali fattori scatenanti delle malattie croniche, Sono inoltre fonti di antiossidanti che combattono i radicali liberi, ovvero quelle molecole altamente instabili che si formano naturalmente quando ti alleni e quando il tuo corpo converte il cibo in energia.
La ricerca mette in relazione i flavonoli con una minore perdita di memoria ed un minor declino cognitivo
Per realizzare questa ricerca è stato chiesto a 961 persone con un’età media di 81 anni e nessun segno di demenza di compilare un questionario alimentare ogni anno per sette anni. Inoltre, i partecipanti sono stati sottoposti a test cognitivi e di memoria annuali e sono stati interrogati sul tempo trascorso a essere fisicamente e mentalmente attivi.
I partecipanti allo studio sono stati divisi in diversi gruppi a secondo del loro tasso di assunzione giornaliera di flavonoli. L’assunzione più bassa era di circa 5 milligrammi al giorno, mentre la più alta attorno ai 15 milligrammi al giorno. Lo studio ha dunque esaminato l’impatto dei quattro principali flavonoli, il kaempferolo, la quercetina, la miricetina e l’isoramnetina, sul tasso di declino cognitivo nel corso dei sette anni.
Alcuni flavonoli sono più efficaci di altri
Analizzando i risultati il team di ricerca ha notato un maggiore tasso di riduzione della perdita della memoria e di declino cognitivo con il kaempferol, un falvonolo presente in una varietà di piante e alimenti di origine vegetale tra cui cavoli, fagioli, tè, spinaci e broccoli . Coloro che hanno consumato alimenti con una maggior quantità di kaempferol hanno infatti mostrato un tasso di declino cognitivo più lento di 0,4 unità per decennio.
Al secondo posto troviamo invece la miricetina, un flavonolo presente in verdure, frutta, noci, bacche, tè e vino rosso. Coloro che hanno consumato cibi con più miricetina hanno mostrato infatti un tasso di declino cognitivo e perdita della memoria più lento di 0,3 unità per decennio. Le persone che invece hanno assunto più quercetina hanno mostrato un tasso di declino cognitivo più lento di 0,2 unità per decennio. Mentre per l’isoramnetina dietetica non è stato osservato alcun impatto.
Va comunque detto che questi studi sono basati sull’osservazione e non possono mostrare una causa ed effetto diretti. Non è inoltro noto se questi benefici siano a lungo termine, e non è stato dimostrato alcun impatto chiaro per la prevenzione del cancro o la protezione cognitiva.
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