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Coltivato il primo tessuto epatico umano in laboratorio durante una sfida NASA

Durante il Vascular Tissue Challenge della NASA, una competizione lanciata dalla NASA nel 2016, un gruppo di scienziati ha stampato in 3D il primo tessuto epatico umano in grado di funzionare fino a 30 giorni in laboratorio. La NASA aveva creato questa competizione per trovare scienziati in grado di creare tessuti di organi umani spessi e vascolarizzati in un ambiente in vitro per far progredire la ricerca e beneficiare la medicina nelle missioni di lunga durata e sulla Terra.

Finalmente sono stati decretati non uno, ma due vincitori. Le due squadre, entrambe composte da scienziati del Wake Forest Institute for Regenerative Medicine, nella Carolina del Nord, hanno vinto il primo e il secondo posto con due diversi approcci alla creazione di tessuto epatico umano cresciuto in laboratorio. Non è stato possibile sottovalutare lo strabiliante risultato raggiunto. Un giorno sarà eccezionale sentire parlare del primo trapianto di organi artificiali.

 

NASA, stampato in 3D il tessuto epatico umano in laboratorio

Entrambi i team hanno utilizzato approcci simili di stampa 3D per creare il loro prototipo di tessuto. Le squadre hanno dovuto mantenere i loro tessuti “vivi” per 30 giorni. Tuttavia, per ingegnerizzare i tessuti e farli sopravvivere hanno dovuto capire come spostare i nutrienti e l’ossigeno attraverso la loro creazione e come rimuovere i rifiuti. Conosciuto come perfusione, questo processo viene eseguito dai vasi sanguigni nei tessuti organici e viventi, ma questa è una cosa estremamente difficile da replicare artificialmente.

Usando materiali diversi i due team hanno realizzato diverse strutture gelatinose per i loro tessuti che includevano canali attraverso i quali l’ossigeno e i nutrienti potevano passare. Le squadre sono state in grado di far fluire i nutrienti attraverso i loro vasi sanguigni artificiali senza perdite. La squadra che ha vinto il primo posto è la prima squadra a completare la sua prova con il tessuto ingegnerizzato secondo le regole della sfida e riceverà 300.000 dollari e l’opportunità di portare avanti questo lavoro a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il secondo posto riceverà 100.000 dollari.

Si sta ancora lavorando per il 3 posto; due squadre stanno lavorando per questo posto che a sua volta riceverà 100.000 dollari. Questa tecnologia potrebbe un giorno essere applicata all’assistenza sanitaria per gli astronauti. I ricercatori sono alquanto ottimisti sul fatto che questi costrutti si comportino nello stesso modo di come si comportano sulla Terra.

Ph. Credit: Wake Forest Institute for Regenerative Medicine

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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