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Un test del sangue potrebbe presto prevedere la morte con anni di anticipo

Alcuni ricercatori provenienti dalla Leiden University Medica Center in Olanda, in collaborazione con colleghi britannici, potrebbero aver sviluppato un nuovo test del sangue. Questo test potrebbero essere in grado di aiutare gli scienziati a prevedere il rischio di morte in un arco di tempo tra i 5 e i 10 anni; insomma, un modo per leggere del destino di una persone con un vantaggio temporale quasi da fantascienza. Questa incredibile capacità deriva dal fatto che i ricercatori sono riusciti ad identificare 14 biomarcatori nel sangue umano che sono legati a diverse cause di morte.

 

Un test del sangue per prevedere la morte

La dichiarazione di uno degli autori dello studio, l’epidemiologo molecolare e ricercatore dell’invecchiamento Eline Slagboom: “Se siamo in grado di identificare gli anziani vulnerabili con questa misurazione basata sul sangue, il prossimo passo è anticipare questa vulnerabilità. Non c’è consenso sull’insieme definitivo dei predittori di rischio di mortalità a lungo termine. Questi risultati suggeriscono che la profilazione dei biomarcatori metabolici potrebbe essere potenzialmente utilizzata per guidare l’assistenza ai pazienti, se ulteriormente convalidata in contesti clinici pertinenti.”

Per arrivare a tale successo i ricercatori hanno preso in esame i campioni di sangue di ben 44.168 individui provenienti da 12 diverse località; l’età degli individui da cui provenivano i campioni era compresa tra i 18 e i 109 anni e tutte di origine europea. Di questi otre 44.000 individui ben 5.512 sono morti e grazie ai campioni di quest’ultimi sono riusciti a identificare tali 14 biomarcatori.

Per assicurarsi una precisione ancora più grande, i campioni di sangue dei pazienti morti sono stati confrontati con altri campioni, 7.600, prelevati nel 1997 da individui finlandesi. Anche in questo caso nei campioni dei deceduti, 1.213, sono stati trovati i 14 marcatori i quali sono in grado di prevedere il rischio di morte in 5-10 anni; la precisione era dell’83%.

La dichiarazione di Amanda Heslegrave del Dementia Research Institute del Regno Unito: “Ecco a cosa dobbiamo puntare ora: validazione per garantire la ripetibilità in diversi laboratori, produzione di campioni di riferimento per testarlo su base continuativa, lavorare per rendere possibile il punteggio individuale, validazione in altre coorti e validazione di tutti i componenti del panel. Quindi, è un passo emozionante, ma non è ancora pronto.

Giacomo Ampollini

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