Il proctoring è un nuovo strumento, basato su intelligenza artificiale, che consente di controllare il dispositivo dello studente ad esami o interrogazioni e di acquisire tanti dati per decretare se quello sta copiando oppure no. Tuttavia sono molti i problemi legati alla privacy e non solo. Anche in Italia. A Torino il rettore ha ricevuto il via libero per utilizzare il software-spia, anche se i dubbi arrivano anche dai professori.
E’ basato su telecamere per controllare che gli studenti non copino durante gli esami a distanza. L’unica concessione sarà un mese di monitoraggio del sistema informatico per capire se davvero il sistema provochi i disagi prospettati dagli universitari. Insomma, per raggiungere lo scopo prefissato i sistemi di proctoring si servono di tutti gli strumenti possibili. Telecamera del computer, audio, mouse. Qualsiasi cosa da cui potrebbe emergere un dato importante viene controllata dal software.
Di preciso, il “proctoring” è un nuova gamma di strumenti, basati su intelligenza artificiale, che consente di controllare il dispositivo dello studente e di acquisire tutto un set di dati che permettono all’algoritmo di decretare se il ragazzo sta copiando oppure no. Gli studenti si collegano ad una pagina riservata sul sito dell’Università, accedono alla sezione esami, e si avvia una sorta di check preliminare che prevede, tra l’altro, di mostrare l’intera stanza, di testare il funzionamento di microfono e di mostrare la propria carta di identità.
Dopo questa fase si avvia l’interrogazione vera e propria dove la telecamera valuta eventuali movimenti sospetti e li mette in evidenza al fine di permettere al docente di rivedere quello specifico istante per capire se, in effetti, lo studente stava copiando o meno. L’identificazione avviene tramite la webcam e tramite il microfono per quanto riguarda eventuali rumori o voci sospette. C’è massima attenzione sullo sguardo, che se spostato per più secondi in direzione diversa rispetto al fronte dello schermo e se abbassato per alcuni secondi, porta alla comparsa sullo schermo del warning.
Inoltre registra tutta quella che è l’attività di mouse/touchpad, tastiera e schermo. La decisione finale spetterà comunque al docente e non al software. Questo warning che compare anche con una certa frequenza in caso di movimenti del tutto innocenti come il piegarsi per scrivere su un foglio di brutta dei calcoli o altro, ha portato a due reazioni diverse da parte dei docenti.
Alcuni hanno deciso di ignorare la maggior parte dei warning, se non quelli più eclatanti, consentendo di scrivere su fogli di brutta ove necessario, mentre altri hanno deciso per una strada più rigida, togliendo direttamente la possibilità di usare fogli, a volte con evidente penalizzazione per gli studenti. Il problema è che spesso questi warning appaiono a sproposito, magari anche solo per movimenti innocenti.
Per capirci, quante volte ci capita che, a seguito di una domanda impegnativa, iniziamo a fissare un punto nel nulla? Ecco questa cosa sarebbe letta dalla macchina come un tentativo di leggere un fantomatico bigliettino, con relativa segnalazione dell’anomalia. Per questo, spesso, i docenti sono costretti ad ignorare la gran parte dei segnali risultando il proctoring sicuramente meno efficace di quanto sperato.
È importante che gli istituti scolastici e le università non sottovalutino i rischi derivanti da simili sistemi. le istituzioni devono difatti ricordare che i dati non vengono trattati dalla scuola ma da società private straniere le quali, pertanto, dovranno essere compliati con il GDPR. Del resto sono le scuole e le università a rispondere per la scelta dei sistemi, compresi quelli di proctoring. Eventuali violazioni da parte di questi sistemi comporteranno quindi importanti sanzioni a carico dei singoli istituti o atenei.
Foto di Glenn Carstens-Peters su Unsplash
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