Utilizzare le cuffie VR per esplorare le parti della fauna remote

Il cameraman Blue Planet afferma che il pubblico dovrebbe visualizzare le aree remote della fauna selvatica attraverso le cuffie VR

Il cameraman di Blue Planet Doug Allan ha affermato che il pubblico dovrebbe vedere animali selvatici rari in luoghi remoti attraverso cuffie VR (per realtà virtuale) per proteggere il pianeta. Ha affermato che i moderni documentari sulla fauna selvatica dovrebbero abbracciare nuove tecnologie, come la realtà virtuale, per impedire agli spettatori di visitare gli stessi luoghi remoti.

“Mostrando alle persone le meraviglie del mondo naturale, non c’è dubbio che abbiamo fatto parte di questa ondata di persone che vedranno quel tipo di luoghi per se stessi. Penso che ora mi piacerebbe vedere una forma di film sulla fauna selvatica che accetta la responsabilità di dare alle persone la conoscenza e offre loro la possibilità di non andare lì”, ha detto al Telegraph.

 

Usare le cuffie VR per vedere posti remoti della fauna

“La nuova tecnologia può farlo, la realtà virtuale ha una reale possibilità di offrire alle persone un’esperienza estremamente significativa senza che lascino il comfort della propria sedia.”

Nel 2018 un progetto di realtà virtuale di Sky VR ha trasformato Sir David Attenborough in un ologramma 3D e ha permesso agli utenti di esplorare aree proibite del Museo di storia naturale, il tutto merito dell’utilizzo delle cuffie VR

Allan vorrebbe vedere la stessa tecnologia replicata sugli schermi domestici, poiché il turismo faunistico è una “grande responsabilità dalla nostra parte”.  Il cameraman vincitore del premio BAFTA ha aggiunto che il turismo sostenibile dovrebbe essere l’obiettivo e significherebbe consentire alle comunità di “svilupparsi al ritmo che desiderano” con i turisti che diventano “sensibili a come e dove viaggiano”.

Il 68enne ritiene che anche più aerei e carte di credito abbiano contribuito all’aumento del turismo faunistico. Allan è diventato un fotografo naturalista dopo un incontro casuale con Sir David Attenborough nell’Antartico nel 1981, dove, all’età di 30 anni, lavorava come biologo.

“David e la sua troupe cinematografica sono arrivati ​​sulla base di HMS Endurance e pensavo che questi ragazzi stessero facendo esattamente quello che mi piace fare”, ha detto.