Spesso viene difficile associare una condizione mentale a qualcosa di concreto, ma di fatto tutto quello che avviene è legato al cervello e ai vari processi chimici al suo interno. Per esempio, un recente studio ha evidenziato come l’anoressia nervosa potrebbe essere collegata a una sostanza presente nel suddetto organo e a un suo rilascio non controllato. È stato studiato nei topi, ma in questo caso la chimica non differisce sostanzialmente tra questa specie e la nostra.
Quello che è stato identificato è una variante genetica non comune nei topi che è uguale a una variante riscontrata nelle persone affette proprio da disturbi alimentari, come l’anoressia, ma anche l’abuso di sostanze. La variante si palesa con una mancanza del neurotrasmettitore acetilcolina non in generale, ma specificatamente nella zona del cervello legata al sistema di ricompense e di voglie, alimentari o meno.
L’anoressia nel concreto
Le parole dei ricercatori della McGill University: “Abbiamo scoperto che ha completamente invertito il comportamento simile all’anoressia nei topi e crediamo che potrebbe potenzialmente offrire il primo trattamento basato sul meccanismo dell’anoressia nervosa. In effetti, stiamo già vedendo i suoi effetti su alcuni pazienti con la malattia.”
Cosa implica aver riscontrato questa variante genetica nel cervello legato, in teoria, all’anoressia? Implica che si possono sviluppare trattamenti specifici per questa condizione e non generali. Non si va tanto a colpire il sintomo, come spesso accade quando non si capisce da dove ha origine, ma si va a colpire la causa. Detto questo, bisogna capire se questa è la strada giusta in quanto già in precedenza la malattia era stata collegata a un’altra variante legata a come vengono metabolizzati grassi e zuccheri.