Con l’età, il nostro organismo cambia in modo profondo, e il sistema immunitario non fa eccezione. È per questo che i vaccini, fondamentali per prevenire infezioni come influenza o polmonite, tendono a essere meno efficaci negli anziani. Il fenomeno non dipende da un errore del vaccino, ma da una trasformazione biologica inevitabile: l’immunosenescenza. Questo processo rallenta la produzione di cellule immunitarie e rende l’organismo meno pronto a reagire agli agenti esterni, compresi gli antigeni contenuti nei vaccini.
Cos’è l’immunosenescenza
Il termine “immunosenescenza” indica il progressivo declino del sistema immunitario con l’avanzare dell’età. Con il tempo, la produzione di nuove cellule T — fondamentali per coordinare la risposta immunitaria — diminuisce drasticamente, poiché il timo, l’organo che le produce, si riduce quasi fino a scomparire. Parallelamente, le cellule B, responsabili della produzione di anticorpi, diventano meno efficaci e meno numerose. Il risultato è una risposta più lenta e meno vigorosa contro virus e batteri.
Vaccini e memoria immunitaria
Il successo di un vaccino dipende dalla capacità del sistema immunitario di “ricordare” l’agente patogeno e reagire rapidamente in caso di esposizione futura. Negli anziani, però, questo meccanismo di memoria si indebolisce: le cellule immunitarie faticano a mantenere il ricordo del vaccino, e la produzione di anticorpi è inferiore rispetto a quella di un individuo giovane. Ciò spiega perché, dopo la vaccinazione, gli anziani sviluppano una protezione meno duratura o necessitano di richiami più frequenti.
L’infiammazione cronica dell’età
Un altro elemento chiave è la cosiddetta inflammaging, ossia lo stato di infiammazione cronica di basso grado tipico della terza età. Questo fenomeno, alimentato da anni di esposizione a stress, infezioni e danni cellulari, mantiene il sistema immunitario in una condizione di “allerta costante”. In tale scenario, la risposta ai nuovi stimoli — come un vaccino — risulta compromessa, perché l’organismo è già impegnato a gestire un’infiammazione di fondo.
Le differenze tra vaccini nei giovani e negli anziani
Per compensare queste difficoltà, alcuni vaccini destinati agli anziani vengono formulati con dosi più alte di antigene o con adiuvanti specifici, sostanze che potenziano la risposta immunitaria. È il caso, ad esempio, del vaccino antinfluenzale ad alta dose o di quello con adiuvante MF59, che stimola una maggiore produzione di anticorpi. Queste strategie permettono di raggiungere una protezione più efficace anche nei soggetti con sistema immunitario indebolito.
Il ruolo dello stile di vita
Anche se l’immunosenescenza è un processo naturale, il suo impatto può essere attenuato. Una dieta equilibrata, ricca di antiossidanti, un’attività fisica regolare e un sonno adeguato aiutano a mantenere attivo il sistema immunitario. Diversi studi hanno mostrato che anziani fisicamente attivi o con una buona massa muscolare rispondono meglio alle vaccinazioni rispetto a quelli sedentari o malnutriti. L’immunità, dunque, non dipende solo dall’età anagrafica ma anche dallo “stile di vita immunitario”.
La ricerca verso nuovi vaccini anti-età
La scienza sta lavorando a soluzioni innovative per rendere i vaccini più efficaci nella terza età. Tra le strategie in studio figurano vaccini personalizzati, approcci basati sull’RNA messaggero — come quelli introdotti durante la pandemia di Covid-19 — e nuovi adiuvanti capaci di “ringiovanire” temporaneamente la risposta immunitaria. Alcuni ricercatori stanno anche esplorando composti in grado di stimolare il timo o rigenerare il midollo osseo, per migliorare la produzione di cellule T e B.
Prevenire resta la miglior difesa
Anche se i vaccini possono essere meno efficaci negli anziani, restano uno strumento indispensabile. Una protezione parziale è comunque molto meglio di nessuna protezione, soprattutto contro malattie che, nella terza età, possono avere esiti gravi o fatali. L’obiettivo della medicina moderna è duplice: proteggere gli anziani oggi e, al contempo, imparare a rallentare l’invecchiamento del sistema immunitario per le generazioni future.
Foto di Spencer Davis da Pixabay

