La reazione di attacco o fuga (detta anche hyperarousal, ipereccitazione o reazione acuta da stress) è una reazione neuronale fisiologica che si manifesta in risposta a un evento percepito come pericoloso per la propria incolumità o dei propri cari. Si tratta di un meccanismo evolutivo che ci consente di entrare in uno stato di sopravvivenza in presenza di minacce fisiche o psicologiche.
Il meccanismo di attacco o fuga
Il meccanismo di attacco o fuga dunque è un qualcosa che il nostro copro avvia per proteggerci, ma come afferma Simone Saunders, terapista del trauma e fondatrice del Cognitive Corner, questa risposta fisiologica del corpo può attivarsi in qualsiasi momento, anche quando le minacce sono immaginarie. Questo di solito si verifica maggiormente in coloro che hanno vissuto un evento traumatico.
Secondo Saunders è infatti possibile che questo meccanismo vada in tilt quando siamo sottoposti in modo continuativo a situazioni stressanti. Questa condizione può infatti essere percepita dal cervello e dal corpo come intensa, ripetitiva e prolungata, facendoci rimanere imprigionati in un persistente stato di attacco o fuga che può durare per giorni, mesi o addirittura anni.
Dopo un periodo di esposizione prolungata allo stress, potremmo dunque non essere in grado di accorgerci di vivere in un costante stato di attacco o fuga poiché la reazione è diventata abituale. Ecco dunque 5 campanelli d’allarme che dovrebbero farci capire che ci troviamo proprio in una situazione simile.
1. Insensibilità emotiva
Quando lo stress è cronico, il sistema di risposta del corpo viene sopraffatto, causando un collasso che può farti sentire insensibile a tutto. Questo ottundimento emotivo può farci sentire disconnessi da se stessi e dagli altri. Non essere in grado di rispondere alle emozioni può tradursi in situazioni di dimenticanza, difficoltà di concentrazione, affaticamento, disperazione, senso di vergogna e comportamenti autodistruttivi.
2. Stanchezza e difficoltà nel riposo
Uno dei sintomi comuni di stress prolungato è l’ipervigilanza, uno stato che mantiene la mente e il corpo vigili e in modalità di sopravvivenza per proteggersi. Una simile condizione può portare a disturbi del sonno, tensione muscolare, incubi, risvegli precoci, sonno agitato e difficoltà ad addormentarsi.
3. Vuoti di memoria
Periodi prolungati di attacco o fuga possono aumentare il rilascio di ormoni dello stress nelle regioni del cervello che coinvolgono la memoria. Per sopravvivere, il cervello prende le distanze da eventi traumatici o situazioni stressanti, un effetto noto come dissociazione.
La dissociazione può creare una disconnessione nei pensieri, nei ricordi, nei sentimenti, nelle azioni e nell’identità di una persona. Può essere il risultato di un grave stress o di un trauma, che induce il cervello a proteggersi distorcendo le percezioni del tempo, dello spazio e dell’identità.
4. Iper-reattività anche in situazioni in cui normalmente non siamo reattivi
Dopo aver affrontato situazioni stressanti, può essere difficile regolare le emozioni come rabbia, tristezza e vergogna. Anche un piccolo inconveniente può farci esplodere. I sentimenti di rabbia sono spesso normali e fisiologici, ma quando reagiamo in modo esagerato, può essere un segnale di stress cronico. Questo perché emozioni come rabbia, ansia e paura innescano la risposta di attacco o fuga, che fa reagire il corpo in modo istantaneo, anche in situazioni in cui abbiamo esagerato i nostri sentimenti.
5. Evitare o cercare situazioni che potrebbero causare stress
Quando siamo bloccati in questa specie di modalità sopravvivenza, è possibile che si tenda ad allontanarsi dalle circostanze che potrebbero causare stress, oppure cercare volontariamente fattori di stress. Come spiega infatti Saunders “a volte, possiamo anche gravitare verso situazioni che si stanno innescando come un modo inconscio per cercare di controllare e superare precedenti traumi simili”.
Ma come possiamo cercare di calmare e tenere sotto controllo questo perenne stato di attacco o fuga
Livelli di stress da bassi a moderati possono essere salutari e contribuiscono alla resilienza e ai benefici cognitivi. Ma nel caso di stress cronico la cosa è diversa. Ascoltare il proprio corpo e trovare il tempo per elaborare le emozioni possono essere degli importanti primi passi per uscire da queste situazioni.
Bisogna innanzitutto prendersi cura di se stessi, attraverso l’esercizio fisico, una dieta sana e regolare e dormire a sufficienza. Anche un supporto sociale positivo può anche aiutare con lo stress. Ma soprattutto, è importante riconoscere quando si ha bisogno di aiuto.
Foto di Engin Akyurt da Pixabay