I delfini sono tra gli animali più intelligenti al mondo e presentano dei processi neurologici simili a quelli dell’uomo. Non è l’unica cosa simile in quanto ci sono anche delle malattie, come il morbo di Alzheimer. Un nuovo studio ha mostrato come proprio quest’ultimo è dietro alcuni fenomeni di spiaggiamento. Si parla della teoria del capo malato.
Il capobranco tende ad essere tra i membri più vecchi di un gruppo di delfini. Il cervello finisce per deteriorarsi come negli uomini fino alla comparsa del suddetto morbo. La malattia non permette di orientarsi correttamente facilmente il gruppo finisce in acque non sicure e poco profonde con conseguente alto rischio di spiaggiamento. Per l’ovvia meccanica del branco, gli esemplari sani seguono a ruota.
Delfini: l’Alzheimer e lo spiaggiamento
In casi di spiaggiamento, alcuni ricercatori hanno fatto un’autopsia ai delfini morti. Quello che è stato trovato è compatibile con quelle che si sa con il morbo di Alzheimer umano. Si parla quindi della formazione di placche di amiloide-beta così come dell’accumulo di fosfo-tau e per finire un cambiamento anomalo del numero dei neuroni a causa dei danni all’apparato. Per alcuni esemplari nello specifico sono stati visti altri sintomi simili alla demenza.
Le parole del dottor Mark Dagleish: “Questi sono risultati significativi che mostrano, per la prima volta, che la patologia cerebrale negli odontoceti incagliati è simile al cervello degli esseri umani affetti dall’Alzheimer clinico. Mentre è allettante in questa fase ipotizzare che la presenza di queste lesioni cerebrali negli odontoceti indichi che possono anche soffrire dei deficit cognitivi associati all’Alzheimer umano, sono necessarie ulteriori ricerche per capire meglio cosa sta succedendo a questi animali”.