Il secondo mouse più famoso del mondo, dopo Mickey, è stato introdotto 50 anni fa ed è servito per aiutare molti milioni di persone con i loro computer, anche se oggi è sempre più vicino all’estinzione.
Il 9 dicembre 1968, lo scienziato informatico americano Douglas Engelbart gestiva un centro di ricerca per l’incremento dell’intelligenza umana, una sussidiaria della Stanford University. In un’ora e un mezza davanti a circa duemila persone, durante una presentazione pubblica, parlò di un oggetto che avrebbe plasmare l’esperienza umana con i computer e la tecnologia nei decenni successivi.
Durante questa presentazione, Engelbart e i membri del suo team dimostrarono per la prima volta l’efficacia di una tecnologia che oggi è ormai comune, mettendo all’opera il mouse su ipertesto, attraverso la videoconferenza e l’elaborazione di testi.
Il mouse e la diffusione dei personal computer hanno avvicinato le persone al computing al punto che ora è “visto come una scienza di base, come la matematica, la biologia, la chimica o la fisica“, hanno spiegato i ricercatori. L’aspetto del mouse del computer è tanto importante quanto la tendenza a diventare obsoleti. Vent’anni fa, non lo avremmo mai immaginato, riferendoci all’ubiquità di Internet, ai telefoni cellulari e alle altre tecnologie che sono diventate di uso comune ogni giorno.
Mentre i computer erano essenzialmente dispositivi statici e desktop, il mouse era indispensabile, ma con la crescente mobilità dei dispositivi, dagli smartphone ai tablet, la via del futuro dovrebbe essere “più naturale, più intuitiva“.
Sui touch screen che oggi sono la norma dei dispositivi, il contatto tra il dito dell’utente e la macchina “è molto più intuitiva, è come un’estensione del corpo stesso“. È qualcosa che una generazione di bambini istruiti che usano i tablet conoscono sin da piccoli.
Da un inizio prettamente funzionale – un pezzo di legno con ruote – la forma del mouse è diventata negli anni più ergonomica. La sfera ruotata in basso per determinare il movimento del cursore è stata sostituita da sensori ottici, mantenendo essenzialmente il punto e selezionando la funzione. Il mouse ha guadagnato pulsanti per spostarsi su e giù per una pagina, fino ad abbandonare la “coda” che gli ha dato il nome per diventare wireless. E il prossimo passo nell’evoluzione potrebbe persino essere l’estinzione.
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