Tra le varie influenze, e in generale virus che ciclicamente girano mutando, c’è anche l’influenza aviaria. Come un ciclo in un ciclo, quest’ultima a volte spaventa e a volte il passaggio annuale passa inosservato. La preoccupazione maggiore è il rischio di mutazioni incontrollabili che dipendono molto anche da quali animali riescono a infettare. Di recente, per esempio, è stato scoperto un orso polare che è morto proprio a causa della suddetta, un primo caso mai visto prima.
Attualmente il ceppo dell’influenza aviaria conosciuto è l’H5N1 e rispetto ai precedenti può, appunto, colpire diversi mammiferi. Finora si sono visti casi confermati nelle volpi, lontre, foche e orsi polari. Rispetto agli altri animali, la morte di quest’ultimo pone però nuovi spunti in quanto si parla di un mammifero di grandi dimensioni, non piccole e quindi implica, entro un certo grado, che potrebbe esserci un pericolo anche per noi.
Un nuovo allarme di influenza aviaria?
Per capire effettivamente se questo caso possa essere solo un preambolo per altro o semplicemente un caso limite bisogna aspettare i test genetici sul virus. Si può sperare che il virus si sia in realtà poco adattato all’ospite e la causa fatale sia stata solo una combinazione di fattori. L’influenza aviaria di fatto ha già colpito le persone, ma i sintomi registrati solo stati tutti lievi.
Questo virus, più di altri, presenta un’adattabilità particolare che può di fatto portarlo a diventare un grosso problema per l’uomo in poco tempo e per questo è necessario tenerlo sotto controllo di continuo.