I numeri parlano chiaro: mentre nel 2001, 121 milioni di persone soffrivano di disturbi depressivi in tutto il mondo, la cifra è ora salita a più di 350 milioni. E questo secondo le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e si prevede che, entro il 2020, la depressione possa essere la malattia mentale che causerà più morti nel mondo, superando anche le malattie cardiovascolari. E all’origine di tutto, dicono i medici, è sempre lo stesso innesco: lo stress.
Come i medici affermano, l’80% dei pazienti sottoposti a consultazioni oggi provengono da malattie di origine psicosomatica, vale a dire da problemi causati dalla mente e dalle sue numerose fonti di squilibrio come lo stress, l’ansia, l’insonnia e le preoccupazioni.
Quello di stress è un concetto coniato alla metà del secolo scorso dallo scienziato Hans Selye, che ha osservato come nei pazienti cui era giunta una cattiva notizia si accelerasse l’esito fatale. La sua definizione di stress è la seguente: “una risposta non specifica dell’organismo a qualsiasi domanda che viene imposta“, che può essere fisica o mentale.
Anche se oggi l’andamento delle diete sane, dell’esercizio e dell’attività all’aperto è cresciuto, i numeri mostrano che il numero di attacchi cardiaci non è diminuito ma, al contrario, è aumentato. Secondo l’OMS, infatti, 3 su 10 persone al mondo non possono controllare la loro ansia e vivono sotto stress. “Le cause dello stress sono due – dicono gli psicologi – fisiche o mentali, identificate anche come emotive. Le prime sono legate ad una certa predisposizione genetica nel soffrire di questa condizione e questi ultime, in generale, sono più comuni nelle donne“.
Gli ultimi studi sull’argomento hanno differenziato lo stress “buono” (eustress) da “cattivo” stress (distress). Il primo è una reazione adattativa che consente la sopravvivenza, per esempio, fuggendo in presenza di un predatore. È, dice l’esperto, la chiave dell’evoluzione. Il secondo, d’altra parte, è la versione cronica dello stress. Ad esempio, il continuo sovraccarico del lavoro che finisce per influenzare la produttività dell’individuo e che ha gravi effetti sulla salute fisica e mentale delle persone.
Siamo diventati macchine per produrre cortisolo, l’ormone dello stress, dichiarano gli esperti. Andiamo a letto preoccupati, pensando e ripensando ai problemi. E l’ultimo pensiero prima di dormire è la prima cosa cui si pensa quando ci si sveglia. Gli effetti di queste preoccupazioni, ansia o disagio, sono enormi e si traduce spesso in sindrome del colon irritabile, ulcera iatale, la psoriasi, l’insonnia e tutte quelle sindromi che portano ad avere un cattivo carattere, come l’impazienza, l’irascibilità.
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