Una recente scoperta su Marte ha riacceso l’interesse per la possibilità di vita passata sul Pianeta Rosso. Un team di scienziati ha individuato una formazione a forma di “faccina sorridente” sulla superficie marziana, composta da antichi depositi di sale. Questi depositi si sarebbero formati miliardi di anni fa, quando il pianeta ospitava laghi e fiumi, prima di trasformarsi nel mondo arido che conosciamo oggi.
La struttura è stata rilevata grazie alle telecamere a infrarossi dell’ExoMars Trace Gas Orbiter, una sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che ha individuato i depositi di sale risalenti all’evaporazione di un lago prosciugato. La scoperta, annunciata il 7 settembre, mostra un curioso volto sorridente con due crateri meteorici come “occhi” e un contorno circolare, visibile solo in determinate condizioni atmosferiche.
La presenza di questi depositi di sale è di particolare interesse per gli scienziati, poiché potrebbe rappresentare un ambiente in cui la vita microbica avrebbe potuto sopravvivere nelle fasi finali della transizione di Marte da un mondo acquoso a uno arido. Quando il pianeta perse il suo campo magnetico, la maggior parte della sua acqua liquida evaporò o si congelò. Tuttavia, le ultime pozze d’acqua, rese estremamente saline, potrebbero essere sopravvissute più a lungo, creando un ambiente favorevole per gli estremofili, organismi in grado di vivere in condizioni estreme.
I sali marziani, secondo gli scienziati, potrebbero aver agito come conservanti, preservando eventuali tracce di vita microbica per miliardi di anni. Il fatto che questi depositi abbiano resistito così a lungo suggerisce che potrebbero ancora contenere indizi cruciali sulla passata abitabilità di Marte. Gli scienziati continuano a studiare la formazione per determinare se esistono prove di vita antica imprigionate in questi depositi.
Questa “faccina sorridente” non è solo una curiosità visiva, ma una finestra verso la possibilità di scoprire antiche tracce biologiche su Marte, offrendo nuove prospettive sulla storia climatica e biologica del pianeta.
Image: ESA/TGO/CaSSIS