Uno degli effetti della cosiddetta Morte Nera subiti dalle donne in epoca medievale potrebbe associarsi alla crescita ridotta a causa della peste. E’ quanto suggerisce un nuovo interessante studio condotto da Sharon DeWitte dell’Università del Sud Carolina con l’ausilio di scienziati che hanno potuto esaminare 800 scheletri per la loro particolare ricerca su “stress, sesso e peste“.
Dal XIV secolo in poi, la Morte Nera ha decimato l’Europa uccidendo centinaia di milioni di persone, dimezzando la popolazione.
Un racconto descrittivo della peste all’epoca è riportato nel Decameron, il capolavoro di Giovanni Boccaccio: in un passo del libro, un piccolo gruppo di uomini e donne si dirige verso una villa appartata di Firenze, nella speranza di sfuggire alla morte, raccontandosi storie a vicenda, vivendo nel modo più semplice e virtuoso possibile.
I gavoccioli: inconfondibili segnali della Morte Nera
In uomini e donne, allo stesso modo, si è manifestata per la prima volta l’insorgenza di alcuni tumori all’inguine o alle ascelle: alcuni crescevano come una mela, altri come un uovo, chi più, chi meno. Tumori che il popolo chiamava gavoccioli (bubboni causati dalla peste).
Questo bubbone mortale, dai due lati del corpo si diffondeva rapidamente ovunque nell’organismo. In seguito, la forma della malattia cominciava a mutare: iniziavano a comparire macchie nere o lividi su un braccio, da una coscia o altrove, talvolta grandi e in minor numero, altre volte piccoli e numerosi.
I gavoccioli rappresentavano infallibili segnali dell’avvicinarsi della morte, la Morte Nera.
Esaminati 800 scheletri di vittime colpite dalla peste
Nel nuovo studio sulla Morte Nera dell’Università del Sud Carolina, Sharon DeWitte ha esaminato scheletri dell’XI e XII secolo, dell’inizio del XIII secolo e dalla metà del XIV fino al XVI secolo.
I ricercatori sono stati in grado di analizzare le ossa per determinare a che età sarebbero morte le vittime: hanno preso in esame anche le tibie ed i canini per determinare lo stato di salute di coloro che sono stati colpiti dalla peste.
Dopo aver esaminato a fondo gli 800 scheletri, è stata eseguita un’analisi matematica di sopravvivenza in cui DeWitte ha concluso che sia i maschi sia le femmine erano, in genere, molto più sani. I tassi di sopravvivenza sono notevolmente aumentati in coloro che sono venuti dopo la Morte Nera, secondo quanto riporta la rivista Forbes.
“I cambiamenti demografici verificatisi dopo la Morte Nera potrebbero rappresentare un effetto ’raccolta’, vale a dire un aumento della mortalità tra persone con salute compromessa” ha spiegato DeWitte.
Gli effetti sulla statura delle donne medievali
Una volta constatato che le generazioni successive risultavano decisamente più sane dopo la Morte Nera, il nuovo studio ha provato a scoprire se vi fosse una differenza nella salute degli uomini e delle donne. Ciò che hanno scoperto è che, dopo la peste, le donne medievali rispetto agli uomini apparivano considerevolmente più corte se paragonate a quelle delle generazioni precedenti.
L’altezza di una persona è determinata sia dai geni sia dall’ambiente; il che significa che, seppure una persona sia geneticamente predisposta ad essere alta, l’ambiente in cui crescerà potrebbe distruggere in parte questo potenziale. Il nuovo studio ha mostrato che mentre i maschi sono cresciuti in statura negli anni seguenti alla peste, nelle donne è avvenuto il contrario. Perché?
“Se lo stato nutrizionale oppure il carico della malattia è sostanzialmente migliorato dopo la Morte Nera a Londra, ciò avrebbe potuto determinare un’età media precoce per la comparsa del menarca nella popolazione femminile dopo l’epidemia e, quindi, una cessazione anticipata della crescita nelle donne”.
Peste e Morte Nera: conclusioni del nuovo studio
In sostanza, le ragazze meglio nutrite e più in salute rispetto a quelle delle precedenti generazioni avrebbero raggiunto la pubertà prima e, di conseguenza, avrebbero smesso di crescere con un certo anticipo.
Questo fenomeno avrebbe ridotto la crescita e le avrebbe rese più corte delle donne medievali vissute prima della peste.
Ovviamente – conclude Sharon DeWitte – il nuovo studio dell’Università del Sud Carolina non va considerato come “prova che la peste sia stata ‘buona’ per le popolazioni colpite“.
Qualsiasi risultato positivo dell’epidemia è costato enormemente in termini di numero di vite perdute e di stress psicosociale subito dai sopravvissuti.
Ha devastato l’intera Europa e, secondo i risultati delle nuove ricerche, i suoi effetti sembrano aver lasciato un segno duraturo sulla statura delle donne.