Il deserto del Sahara, si sa, è uno dei luoghi più aridi e più inospitali del pianeta. Il quale copre gran parte del Nord Africa. Tuttavia, il deserto del Sahara non è sempre stato così, come oggi lo conosciamo.
Infatti, pitture rupestri primitive e fossili scavati nella regione suggeriscono che il Sahara fosse addirittura un’oasi relativamente verdeggiante, dove prosperavano perfino insediamenti umani e una varietà di piante e animali.
A suffragio di questa tesi, il fatto che i ricercatori del MIT hanno analizzato le polveri depositate al largo dell’Africa occidentale negli ultimi 240.000 anni, pervenendo alla conclusione che il Sahara e il Nord Africa in generale si sono alternati tra climi umidi e secchi ogni 20.000 anni.
Ma come è stato possibile tutto ciò?
L’alternanza tra un aspetto verdeggiante e uno desertico si spiega con i cambiamenti all’asse terrestre mentre il pianeta orbita intorno al sole, che a sua volta influenza la distribuzione della luce solare tra le stagioni.
Ogni 20mila anni, la Terra ottiene più luce solare in estate per poi tornare indietro di nuovo. Per il Nord Africa, è probabile che, quando la Terra è inclinata per ricevere la massima luce solare estiva con ogni orbita intorno al sole, questo aumento del flusso solare intensifica l’attività monsonica della regione, che a sua volta rende il Sahara più umido, più “verde”.
All’opposto, quando l’asse del pianeta terrestre oscilla verso un angolo che riduce la quantità di luce solare in arrivo, l’attività dei monsoni finisce per indebolirsi, producendo un clima più secco simile a quello che conosciamo ai giorni nostri.
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