Scoperto il DNA del mammut colombiano: un enigma genetico che riscrive l’evoluzione

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Un ritrovamento destinato a cambiare i libri di biologia: il DNA del mammut colombiano ( Mammuthus columbi ), sequenziato per la prima volta in una regione tropicale, ha rivelato differenze genetiche sorprendenti che mettono in discussione la storia evolutiva della specie.

La scoperta è avvenuta a Santa Lucía, in Messico, durante i lavori di costruzione dell’aeroporto internazionale Felipe Ángeles. Lì, gli archeologi hanno portato alla luce oltre 100 fossili di mammut, datati tra 13.000 e 16.000 anni fa.

Un contesto eccezionale — non solo per la quantità dei reperti, ma per il fatto che, in condizioni climatiche così calde, il DNA antico tende a degradarsi rapidamente. Eppure, contro ogni aspettativa, un team di ricercatori dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM) è riuscito a estrarre e sequenziare 61 genomi mitocondriali da 83 molari di mammut.

Un risultato “inspiegabile” per la scienza evolutiva

“Il DNA è come il gelato: si conserva meglio al freddo”, ha spiegato Federico Sánchez-Quinto, paleogenomista dell’UNAM.
E proprio per questo motivo la scoperta appare quasi inspiegabile: ottenere materiale genetico leggibile in un clima tropicale è considerato quasi impossibile.

I risultati, pubblicati sulla rivista Science, mostrano che i mammut colombiani del Messico non condividono completamente le stesse caratteristiche genetiche dei loro parenti del nord.
Questo significa che si sarebbero differenziati molto prima di quanto gli scienziati avessero ipotizzato.

“L’antenato dei mammut messicani potrebbe essere una sorta di ibrido ancestrale, isolato mentre le altre popolazioni migravano verso sud”, spiega il ricercatore Eduardo Arrieta-Donato, coautore dello studio.

Una linea evolutiva autonoma

Finora si pensava che i mammut colombiani derivassero da ibridi tra i mammut delle steppe eurasiatiche e i mammut lanosi, migrati in Nord America attraverso la Beringia.
Tuttavia, il DNA tropicale racconta una storia diversa: gli esemplari messicani possiedono linee genetiche autonome, sviluppatesi in modo indipendente.

E non è un caso isolato. Divergenze simili sono state identificate anche in orsi neri e mastodonti del Pleistocene trovati in Messico, suggerendo che la migrazione verso sud abbia favorito sviluppi genetici unici, in risposta a condizioni ambientali molto diverse.

Una conquista scientifica per il Sud del mondo

Oltre al valore evolutivo, lo studio segna un importante passo avanti per la ricerca genetica nei paesi tropicali.
Come sottolinea Love Dalén, genetista evolutivo dell’Università di Stoccolma, “ottenere DNA antico in queste condizioni climatiche è un traguardo tecnico notevole”.

La scoperta dimostra che anche i laboratori dell’America Latina possono condurre ricerche paleogenomiche di altissimo livello, sfidando l’idea che solo le regioni fredde siano ideali per la conservazione genetica.

Sánchez-Quinto aggiunge:

“Il Messico conserva linee genetiche uniche. Per comprenderne l’origine serviranno più campioni e una continua ricerca locale: solo così potremo ricostruire l’evoluzione delle specie tropicali nel tempo.”

Una nuova visione dell’evoluzione

Il sequenziamento del mammut colombiano non è soltanto una scoperta paleontologica: è una rivoluzione concettuale.
Dimostra che l’evoluzione non segue percorsi lineari e che anche nelle regioni considerate “sfavorevoli” alla conservazione, la memoria genetica può sopravvivere per millenni.

Ogni frammento di DNA racconta non solo una storia di adattamento, ma anche di resilienza biologica e ambientale.
E ora, grazie a un pugno di molari emersi dal suolo messicano, il passato dei giganti del ghiaccio si fa un po’ più vicino — e infinitamente più complesso.

Foto di Sebastian Ganso da Pixabay

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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