Da una nuova ricerca arriva la speranza di una potenziale cura per l’HIV. Si tratterebbe di un trattamento “shock and kill”. Si tratterebbe della capacità di snidare il virus dai suoi nascondigli, nelle fasi latenti e poterlo così distruggere.
Vi sono molte cause che concorrono alla difficoltà di trovare una cura contro l’HIV, come le sue diverse forme, il suo continuo mutamento genetico. Tra queste vi è anche il fatto che il virus si annida, rimanendo latente, in alcune parti del corpo come i linfonodi, che sono dette reservoirs.
I ricercatori dell’Università dell’Illinois negli USA, stanno eseguendo degli studi per mettere a punto una strategia. Mirando ad un gene dentro al cervello, si potrebbe infatti riuscire a far uscire il virus dell’HIV dai suoi nascondigli. In questo modo il virus si troverebbe esposto e vulnerabile al sistema immunitari ed ai farmaci.
I risultati di questi studi sono stati ottenuti pochi giorni fa, e i ricercatori li hanno ritenuti promettenti per trovare una futura cura per la malattia. Un virus mortale che colpisce 37 milioni di persone in tutto il mondo. I ricercatori sono al lavoro per la ricerca di una cura per l’HIV da più di 40 anni e molti sono stati i progressi fatti. In alcuni casi le cure hanno persino permesso a pazienti con il virus, di poter avere rapporti sessuali non protetti, senza che il partner corresse nessun rischio.
Secondo la ricerca, guidata dal professor Jie Liang, agendo sul gene Tat si potrebbe ottenere l’esposizione dell’HIV dal suo nascondiglio, rendendolo in questo modo visibile ed attaccabile dal sistema immunitario. Combinando questa strategia con i farmaci antiretrovirali, si può combattere il virus, in un metodo noto come “shock and kill”.
Anche se il professor Liang ha comunque dichiarato che “È estremamente difficile eliminare le cellule infettate dal virus latente e farlo uscire allo scoperto”.
I trattamenti di “shock and kill” sono stati testati su pazienti infetti da HIV, inizialmente utilizzando farmaci antitumorali, gli inibitori dell’HDAC.
Secondo una pubblicazione sulla rivista PNAS, i ricercatori “non sono comunque riusciti a ridurre la latenza nei reservoirs”, utilizzando questo metodo. Per questo motivo si è pensato alle azioni sul gene Tat.
Per prima cosa è stato messo a punto un modello computerizzato per lo studio di questo gene in varie condizioni. Dopo di che il prof. Liang e la sua equipe, hanno pensato di puntare con farmaci o piccole molecole, al circuito del gene Tat. In questo modo il gene verrà attivato e porterà alla formazione di più virus da parte delle cellule infette dove si trova latente, in questo modo la cellula diventerebbe visibile al sistema immunitario, che potrà distruggerla.
“I nostri risultati suggeriscono nuovi modi di individuare le cellule latenti che possono portare all’eradicazione del virus dell’HIV da un ospite”, queste le parole di speranza del prof. Liang.
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