La depressione è uno stato psicologico purtroppo molto diffuso, soprattutto tra le fasce di popolazioni più giovani. Possono esserci vari motivi che possono causare questo stato, dovuti a fattori interni o a fattori esterni, ed esso spesso sfocia nella soluzione più drastica, la morte per suicidio. Circa 800.000 persone muoiono per suicidio al mondo, che è la seconda causa di morte per i ragazzi dai 15 ai 29 anni. Purtroppo ogni giorno leggiamo sui vari siti o sentiamo ai telegiornali di episodi del genere in ragazzi apparentemente senza problemi psicologici.
La dott.ssa Anne-Laura van Harmelen, co-prima autrice dell’Università di Cambridge, è convinta che studiando il cervello si può combattere il fenomeno, ed ha successivamente dichiarato: “Sappiamo molto poco di ciò che sta accadendo nel cervello, perché ci sono differenze sessuali e cosa rende i giovani particolarmente vulnerabili al suicidio”.
Studiare il cervello per combattere il suicidio
Gli scienziati hanno esaminato la letteratura di ben venti anni relativa agli studi di imaging cerebrale di pensieri e comportamenti suicidi. Hanno esaminato 131 studi, che hanno riguardato oltre 12.000 individui, analizzando i cambiamenti nella struttura e nella funzione del cervello che potrebbero aumentare il rischio di suicidio di un individuo.
Secondo lo studio pubblicato su Molecular Psychiatry, sono state identificate due reti cerebrali, e le connessioni tra loro, che sembrano svolgere un ruolo importante. Uno coinvolge aree verso la parte anteriore del cervello note come corteccia prefrontale ventrale mediale e laterale e le loro connessioni con altre regioni del cervello coinvolte nelle emozioni.
Gli scienziati affermano che le alterazioni in questa rete possono portare a pensieri negativi eccessivi e difficoltà a regolare le emozioni, stimolando i pensieri suicidi. Il secondo riguarda regioni note come corteccia prefrontale dorsale e sistema del giro frontale inferiore.
Le alterazioni in questa rete possono influenzare il tentativo di suicidio, in parte, a causa del suo ruolo nel processo decisionale, nella generazione di soluzioni alternative ai problemi e nel controllo del comportamento, affermano i ricercatori.
Suggeriscono che se entrambe le reti vengono modificate in termini di struttura, funzione o biochimica, ciò può portare a situazioni in cui un individuo pensa negativamente al futuro e non è in grado di controllare i propri pensieri. Questo potrebbe portare a situazioni in cui sono a maggior rischio di suicidio, suggerisce lo studio.
Gli scienziati hanno poi dichiarato: “La recensione fornisce prove a supporto di un futuro molto promettente in cui troveremo modi nuovi e migliorati per ridurre il rischio di suicidio”.