Scienziati statunitensi hanno creato topi con organoidi del cervello umano impiantati nella speranza di trovare una cura e metodi più efficaci per trattare malattie causate da anomalie cerebrali come Alzheimer, autismo e Zika.
I risultati di questi esperimenti già additati come controversi, sono stati pubblicati in due documenti scientifici e presentati al meeting annuale della Society for Neuroscience di Washington, all’inizio di questa settimana.
La scoperta (pubblicata sulla rivista Stat) potrebbe portare alla creazione di ratti con intelligenza potenziata e questo ‘dettaglio’ ha subito scatenato un dibattito etico furioso. Molte le domande, i dubbi, le perplessità: i topi a cui vengono impiantati organoidi del cervello umano sempre più grandi e complessi potrebbero acquisire una coscienza umana? La grande preoccupazione degli etici si concentra sullo sviluppo di organoidi cerebrali umani sempre più complessi integrati nei cervelli animali. La possibilità (o il rischio) che gli animali possano in qualche modo acquisire un’intelligenza ed una coscienza umana solleva non poche questioni etiche.
Topi con organoidi del cervello umano: cosa sono gli organoidi?
Gli organoidi sono piccole masse di tessuto molto simili ad un organo: più precisamente, possono essere definiti ‘mini-organi’. Un organoide cerebrale, dunque, è una piccola struttura semplificata di un cervello (nella sua interezza o in parte).
Si apprende dalla rivista MIT Technology Review che gli scienziati stanno lavorando per creare organoidi cerebrali accresciuti i quali si possono paragonare a sezioni più grandi e complesse di un intero cervello umano. Li hanno inseriti nei cervelli di ratto collegandoli al sistema di alimentazione del sangue cerebrale appartenente all’ospite. I ricercatori hanno osservato gli organoidi integrati nel cervello dei roditori attraverso connessioni neuronali con le cellule cerebrali vicine.
In due parole,è stato creato a tutti gli effetti un cervello ibrido (uomo-ratto).
Secondo quanto riporta Stat, “alcuni degli assoni sono cresciuti fino a 1,5 millimetri, collegandosi al corpo calloso. Quando gli scienziati puntavano la luce sull’occhio di un topo o stimolavano regioni del cervello coinvolte nella visione, i neuroni nell’organoide impiantato reagivano. Ciò vuol dire che il tessuto cerebrale umano si era funzionalmente integrato con il ratto“.
Una sorta di Frankenstein roditore?
Da qui scattano le preoccupazioni degli etici riguardo alla questione dei topi con organoidi del cervello umano. Se organoidi più grandi vengono trapiantati nel cervello di un ratto è possibile (e fino a che punto) che un topo inizi a sperimentare la realtà come essere umano?
“L’idea è di collegarne 3 o 4, ma cosa accadrebbe se ne venissero collegati 1.000?” si chiede Hank Greely, un bioetico di Stanford. In base a ciò che si sta sperimentando, si potrebbe creare in laboratorio un essere dotato di un livello di intelligenza, coscienza ed identità degna di rispetto? Questo tessuto umano potrebbe influenzare in modo significativo il pensiero dei topi?
Le implicazioni etiche della ricerca, in questo senso, sono tali che il laboratorio di biologia sintetica Harvard-MIT George Church, coinvolto nella ricerca degli organoidi cerebrali, si avvale di un bioetico di base a tempo pieno, secondo quanto riporta Express.
Topi con organoidi del cervello umano: l’inevitabile questione bioetica
Jeantine Lunshof, una ricercatrice di Harvard, ha affermato che gli organoidi cerebrali cresciuti nei laboratori stanno diventando più grandi e complessi e, di conseguenza, più simili ad un cervello umano completo.
“Possiamo osservare strutture molto simili ai tessuti cerebrali avanzati e non c’è sostanzialmente alcun limite alla tecnologia” ha affermato Lunshof “perciò dobbiamo concentrarci sull’etica e sull’umanità“.
Attualmente, in laboratorio viene dato un impulso a questi organoidi (prodotti da cellule staminali) in grado di stimolare la crescita di nuovi neuroni.
Gli organoidi stanno contribuendo notevolmente ad una vera e propria rivoluzione nella ricerca sullo sviluppo del cervello umano e sulle malattie neurodegenerative. Il punto è che più il lavoro scientifico avanza per renderli più complessi imitando le condizioni nel cervello umano, più organoidi dovranno essere impiantati negli animali usati per il test.
Aggiungere, ogni volta, una maggiore quantità di organoidi nel cervello di un animale significa renderlo più umano – affermano alcuni ricercatori. I nuovi studi saranno presentati in occasione della riunione annuale della Società di Neuroscienze di Washington alla fine di questa settimana.