Un nuovo gruppo di ricercatori hanno recentemente dimostrato che la vitamina C migliora le proprietà immunogeniche delle cellule dendritiche, in vitro. I risultati recentemente resi pubblici mostrano che il trattamento delle cellule con vitamina C porta a un’attivazione più consistente dei geni coinvolti nella risposta immunitaria, principalmente attraverso la demetilazione del DNA, una sorta di riprogrammazione epigenetica.
Questa scoperta sorprendente potrebbe essere utile per generare in futuro terapie a base di cellule dendritiche più potenti. Dall’inizio delle terapie cellulari antitumorali, quelle che utilizzano cellule viventi per trovare ed eliminare i tumori, sono stati utilizzati molti tipi di cellule immunitarie. Recentemente, le cellule dendritiche hanno attirato l’attenzione degli scienziati grazie alla loro capacità di assorbire e presentare antigeni ai linfociti T e indurre una potente attivazione immunitaria antigene-specifica.
Terapie antitumorali, la vitamina C chiave per la loro efficacia
Proprio per questo il caricamento di cellule dendritiche con antigeni specifici per creare memoria immunitaria costituisce i cosiddetti vaccini DC. Per studiarle al meglio in laboratorio, i ricercatori le differenziano dai monociti, utilizzando un particolare insieme di segnali molecolari. Ciò si ottiene attraverso un complesso insieme di processi di attivazione genica nel nucleo, principalmente grazie all’attività del macchinario di rimodellamento della cromatina guidato dalla famiglia delle demetilasi TET, proteine che agiscono sui segni epigenetici del DNA.
Era noto che la vitamina C interagiva con diverse proteine TET per migliorarne l’attività, ma il meccanismo specifico era ancora poco compreso nelle cellule umane. Il trattamento dei monociti in vitro mentre si differenziano in cellule dendritiche, aiuterebbe le cellule risultanti a essere più mature e attive. I risultati dello studio mostrano che la vitamina C il trattamento innesca un’estesa demetilazione nei siti di legame NF-kB/p65 rispetto alle cellule non trattate, promuovendo l’attività dei geni coinvolti nella presentazione dell’antigene e nell’attivazione della risposta immunitaria. Aumenta la comunicazione delle cellule dendritiche risultanti con altri componenti del sistema immunitario e stimola la proliferazione delle cellule T antigene-specifiche.
I ricercatori hanno dimostrato che le cellule dendritiche stimolate con vitamina C caricate con antigeni specifici per il virus SARS-CoV-2 erano in grado di attivare le cellule T in vitro in modo più efficiente rispetto alle cellule non trattate, dimostrando la superiorità dei vaccini DC trattati con vitamina C. Questi nuovi risultati supportano l’ipotesi che il trattamento delle cellule dendritiche derivate da monociti con vitamina C possa aiutare a generare vaccini DC con prestazioni più elevate. Dopo aver consolidato questi risultati in modelli preclinici e, si spera, in studi clinici, una nuova generazione di terapie cellulari basate su cellule dendritiche può essere utilizzata in clinica per combattere il cancro in modo più efficiente.
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