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Invecchiare è un processo irreversibile, almeno allo stato attuale e con le nostre conoscenze, ma sicuramente è rallentabile. Come ci sono molti aspetti che possono di fatto accelerare di molto il naturale decorso del nostro corpo, ci sono accorgimenti che aiutano a rallentarlo. Tra questi sembrerebbe esserci la vitamina D. Detto così non dovrebbe neanche sembrare una scoperta notevole, ma alcuni ricercatori hanno cercato di capire perché effettivamente è così e non lo è.
La vitamina D di per sé è fondamentale per la crescita muscolare e ossea, due aspetti che vanno dalla parte opposta quando si invecchia. Da qui viene naturale pensare di aggiungere alla dieta un’integrazione extra di questa sostanza possa limitare i danni dovuti al tempo. I dati clinici raccolti non mostrano assolutamente un effetto benefico su questi aspetti, come la perdita di tessuto osseo, ma neanche una capacità di guarigione del suddetto.
Le parole di Carmelinda Ruggiero dell’Università di Perugia: “Ad oggi, le prove sono scarse negli esseri umani e si basano principalmente su studi preclinici Modelli. Nonostante l’interesse per l’integrazione di vitamina D come strategia a sostegno della longevità umana e alcune prove sul suo potenziale nel modulare i segni distintivi dell’invecchiamento, siamo ancora lontani dal punto di trasferimento dalla panchina al letto.”
Oltre a questo, quando si parla di assumere qualcosa, seppur non dannosa, arrivando a superare una certa quantità si passa tranquillamente a rischiare. Questo vale soprattutto per l’interazione che la vitamina D può avere su altri farmaci, come quelli per il colesterolo. Considerando che con l’avanzare delle età i farmaci che si prendono aumentano, il rischio c’è.
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