La carenza di vitamina D è diventata una delle problematiche nutrizionali più comuni, soprattutto nei Paesi del Nord Europa durante i mesi invernali. La minore esposizione al sole riduce la capacità dell’organismo di produrre vitamina D3, fondamentale per la salute delle ossa e il corretto funzionamento del sistema immunitario.
Per questo motivo, sempre più persone ricorrono agli integratori alimentari. Tuttavia, una recente ricerca lancia un campanello d’allarme: non tutte le forme di vitamina D hanno lo stesso effetto.
Lo studio che ribalta le certezze
Un team dell’Università del Surrey, in collaborazione con il John Innes Centre e il Quadram Institute Bioscience, ha pubblicato su Nutrition Reviews uno studio che mette in discussione l’uso degli integratori di vitamina D2.
Secondo i risultati, l’assunzione di D2 può ridurre i livelli di vitamina D3 presenti nell’organismo, con un impatto potenzialmente negativo sulla salute.
La vitamina D3 è infatti la forma più attiva e benefica: prodotta naturalmente dalla pelle sotto l’esposizione al sole, gioca un ruolo chiave nella regolazione immunitaria, nel rafforzamento delle difese contro infezioni e nella prevenzione di alcune patologie croniche.
Perché la D3 è più efficace della D2
Gli scienziati hanno osservato che la vitamina D3, a differenza della D2, stimola il sistema di segnalazione dell’interferone di tipo I, un meccanismo fondamentale di risposta immunitaria.
Come spiega il professor Colin Smith, questo sistema rappresenta la prima linea di difesa contro virus e batteri, aiutando l’organismo a bloccare l’insediamento di agenti patogeni.
La vitamina D2, invece, non sembra avere lo stesso effetto e, anzi, potrebbe interferire con i livelli della D3, riducendone la disponibilità.
Implicazioni per chi assume integratori
Per la maggior parte delle persone, soprattutto tra ottobre e marzo nei Paesi meno soleggiati, l’integrazione rimane consigliata. Tuttavia, i ricercatori suggeriscono di privilegiare integratori a base di vitamina D3, più vicina alla forma che l’organismo produce naturalmente.
Come sottolinea Emily Brown, ricercatrice principale dello studio:
“Gli integratori di vitamina D sono fondamentali, ma la D3 potrebbe offrire benefici superiori rispetto alla D2, soprattutto per il supporto al sistema immunitario”.
Cosa cambia per la salute pubblica
Il Quadram Institute evidenzia come queste scoperte possano avere un impatto significativo nelle politiche di prevenzione, in un contesto in cui la carenza di vitamina D è ormai un problema di salute pubblica.
La scelta dell’integratore giusto, quindi, non è un dettaglio: può fare la differenza nel rafforzare le difese immunitarie e migliorare la qualità della vita, soprattutto delle fasce più vulnerabili della popolazione.
Foto di Gundula Vogel da Pixabay

