Una ne pensa e cento ne fa. Non c’è proverbio migliore per descrivere un personaggio come Mark Zuckerberg. Inventore, per gioco, del Social Network più popolare del Mondo, Facebook, e proprietario dal 2014 di altre due app amatissime: WhatsApp e Instagram.
Le quali crediamo non abbiamo bisogno di presentazioni e che, grazie al suo team di cervelloni, hanno fatto registrare uno slancio notevole a colpi di allettanti novità, proprio da quando sono finite nelle mani del visionario di Menlo Park.
Come detto, Zuckerberg non è certo uno che ama vivere sugli allori. E malgrado un conto in banca più che sorridente, ha continuato a sfornare idee geniali. Coadiuvato ovviamente da uno staff all’altezza del suo essere visionario.
E così, ecco che ha sfornato l’ultima idea. Questa volta destinata non ad attività ricreative o comunicative, bensì alla ricerca per sconfiggere le malattie. Ovvero, dispositivi cerebrali impiantabili.
E ci crede così tanto che ha deciso di investirci ben 5 miliardi di dollari. Vediamo di seguito di cosa si tratta.
Si tratta, più specificamente, di un impianto cerebrale wireless in grado di registrare, stimolare e interrompere il movimento di una scimmia in tempo reale.
A parlarne è la famosa, in America, rivista scientifica Nature on New Year’s Eve, sulla quale i ricercatori descrivono un dispositivo cerebrale wireless impiantato in un primato che registra, stimola e modifica la sua attività cerebrale in tempo reale, percependo un movimento normale e fermandolo immediatamente.
Uno di questi ricercatori è un investigatore del Chan Zuckerberg Biohub, un gruppo di ricerca medica senza scopo di lucro correlato all’iniziativa Chan Zuckerberg.
Quale sarebbe l’utilizzo appannaggio degli esseri umani? Gli scienziati, interrogati a tal proposito, parlano di “terapia” perché è stata progettata per essere utilizzata per curare malattie come l’epilessia o il Parkinson:
“Il nostro dispositivo è in grado di monitorare il cervello mentre fornisce la terapia, in modo da sapere esattamente cosa sta succedendo”
ha dichiarato a Business Insider Rikky Muller, un coautore del nuovo studio. Professore di informatica e ingegneria all’Università di Berkeley, Muller è anche un investigatore del CZ Biohub.
Le applicazioni delle interfacce cervello-macchina sono di vasta portata: mentre alcuni ricercatori si concentrano sul loro utilizzo per aiutare le persone con lesioni del midollo spinale o altre malattie che influenzano il movimento, altri mirano a vederli trasformare il modo in cui tutti interagiscono con laptop e smartphone.
Sia una divisione di Facebook, precedentemente chiamata Building 8, sia una società fondata da Elon Musk, chiamata Neuralink, hanno affermato che stanno lavorando su quest’ultimo.
E visti i soggetti in campo, non dubitiamo sulla riuscita del progetto.
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