Recensione Death Stranding Director’s Cut: la massima espressione di Kojima

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Death Stranding Director’s Cut rappresenta la massima espressione dello sviluppatore, Hideo Kojima, una versione rivisitata e ritagliata a sua immagine, seguendo la sua filosofia di pensiero e le sue decisioni. Pubblicata dopo oltre 2 anni dal lancio dell’originale, è oggi proposta per PS4 PS5, ad un prezzo che si aggira attorno ai 45,99 euro.

 

Trama

Nel corso dell’esperienza impersoneremo Sam Porter Bridges, rappresentato dall’attore Norman Reedus, nelle sue mansioni di corriere in un mondo completamente stravolto ed irriconoscibile. La caratterizzazione del personaggio è fortissima, Sam non è il classico umano che sta cercando di ricostruire la propria vita dopo il Death Stranding, ma un qualcuno di completamente differente, sia nell’atteggiamento che nelle spaventose impronte stampate sulla propria pelle. Tutto ciò lo porta alla diffidenza, ad evitare il contatto con gli altri, e di conseguenza al proprio lavoro, solitario e lontano da tutti.

Il mondo, magistralmente creato e pensato da Kojima, con scene di intermezzo veramente pazzesche, magistralmente realizzate a livelli di pellicole cinematografiche di alta scuola, è stato scosso dal Death Stranding. Un fenomeno che ha assottigliato il velo che lo separa dal mondo dei morti, portando le CA nella sua dimensione, e distruggendo qualsiasi forma di connessione.

Il Chiralium, una sostanza che può distruggere ed uccidere (come la cronopioggia che invecchia tutto ciò che tocca), assume un ruolo fondamentale nella storia, in quanto viene individuato come il mezzo principale per riconnettere l’America, riportandola ai fasti del passato, e creando nuovamente uno Stato capitanato da un Presidente. Sam viene, controvoglia, coinvolto nel progetto, essendo un “riemerso”, sarà l’unico in grado di trasportare di spot in spot gli strumenti necessari per creare una rete connessa che possa unire da est a ovest tutto il continente.

Nella nostra digressione abbiamo volutamente omesso molti dettagli, proprio per evitare spoiler di alcun tipo, aiutandovi però a comprendere appieno l’incredibile storia pensata da Kojima. Il ritmo narrativo è variabile, a volte è pressante ed incessante, ma spesso spinge alla libera esplorazione dell’ambiente, permettendo anche di rilassarsi apprezzando la realizzazione grafica. E’ superfluo dire che la direzione artistica è assolutamente incredibile, l’estro e la maestria dello sviluppatore si notano in ogni dettaglio, toccando spesso anche tematiche che stanno molto a cuore nel periodo che stiamo vivendo.

 

Grafica

Il comparto grafico di Death Stranding Director’s Cut è difficilmente replicabile, lo studio ha pienamente utilizzato il Decima Engine di Guerriglia Games, creando un universo mai visto prima d’ora. Il mondo che attraverseremo ricorda lontanamente l’Islanda, mostrando tutta la propria anima primordiale, con importanti riferimenti ai film apocalittici tanto apprezzati al cinema, selvaggia e spesso inesplorata. Il livello di dettaglio, la nitidezza, i modelli poligonali, la gestione delle sorgenti luminose e la definizione in generale sono pressoché perfette; anche le fonti d’acqua, in genere le più complesse e difficili, sono quasi esenti da difetti.

Le meccaniche del personaggio sono in alcune occasioni abbastanza macchinose, ma molto spesso rispecchiano la realtà, sembra davvero di controllare un essere umano, sia nella sua difficoltà a salire le rocce, nell’affaticamento progressivo in salita, nella corsa in discesa per un pendio e così via; una coerenza invidiabile, che innalza di molto l’asticella del realismo. Alcuni esempi possono essere collegati all’incidenza degli agenti atmosferici, quando Sam porterà un carico ingombrante sarà maggiormente soggetto alla potenza del vento, oppure avrà più difficoltà a nascondersi nell’erba alta.

L’esecuzione sulla console di nuova generazione, lo abbiamo provato su PS5, è quasi perfetta; l’upscaling in 4K lo porta ad essere eseguito a 60fps nella maggior parte dell’avventura, con una fluidità veramente incredibile ed una pulizia superiore alle aspettative. La colonna sonora che accompagna l’esperienza è un tripudio di brani d’autore, con Kojima che “premia” anche i doppiatori (è interamente localizzato in Italiano), mostrandone il nome nella presentazione del personaggio.

 

Stile di gioco e gameplay

Lo stile di gioco rappresenta una delle tematiche più discusse e controverse, una scelta innovativa e mai vista, che può dare il via ad un nuovo panorama videoludico per il futuro. Death Stranding Director’s Cut può essere semplificato al massimo definendolo un simulatore di corriere, con tanto di valutazioni finali per ogni consegna.

Raggiunto il proprio obiettivo, infatti, si riceveranno dei “Mi Piace” che andranno ad accrescere la valutazione e la “fama”, incrementando la connessione con i clienti. La gestione dei carichi, ed il posizionamento degli stessi sulla schiena, sulla tuta (o semplicemente in mano), è a dir poco fondamentale per lo spostamento. La simulazione di cui parlavamo prima può essere notata anche in questo caso, infatti più il carico sarà pesante, più Sam andrà lentamente, e sopratutto rischierà di sbilanciarsi/cadere più spesso. L’unico sistema di controllo proposto all’utente riguarderà il mantenere l’equilibrio (mediante la pressione dei tasti R2+L2), in quanto una eventuale caduta potrebbe danneggiare il carico e quindi ridurre il numero di “Mi Piace”. Per facilitare gli spostamenti, corrono in nostro aiuto le scale, i chiodi da arrampicata e simili, permettendo di superare zone ed aree altrimenti invalicabili.

Nel corso dello spostamento nell’immensa mappa, in stile Open World, si incontreranno i Muli, persone fisiche che cercheranno di rubarci il carico, e dalle quali dovremo fuggire o rispondere al fuoco (grazie al nuovo fucile con scariche elettriche della Director’s Cut), e le Creature Arenate. Quest’ultime sono le più pericolose, verranno individuate dai Bridge Baby, e potrebbero compromette una consegna. Con la versione corrente sono state introdotte anche nuove missioni secondarie, documenti da raccogliere o segreti, che ampliano l’esperienza complessiva, incrementando anche il numero di mezzi da guidare (utili per spostarsi più rapidamente). Forse l’unico aspetto in parte negativo della Death Stranding Director’s Cut, la loro meccanica si allontana dal realismo che contraddistingue l’intero gioco, ma sono solamente dettagli.

Ottima la progressione del personaggio, il quale imparerà tecniche sempre migliori e padroneggerà armi (allenabili tramite il nuovo Poligono di Tiro), variando il più possibile il gameplay, ed offrendo la possibilità di costruire nuove strutture tramite il CCP (dopo aver esteso la rete chirale, ed aumentato la quantità di banda). Il livello di difficoltà resterà sempre lo stesso, l’obiettivo di Kojima non è di “mettervi il bastone tra le ruote”, ma fare vivere sulla propria pelle le fatiche del corriere (come le scariche di adrenalina in seguito al pericolo, l’usura delle calzature e simili).

 

Componente social

Una trovata molto interessante è il cosiddetto multiplayer asincrono, dopo aver esteso la rete chirale, sfruttando i CCP sarà possibile installare box postali, generatori o ponti, da lasciare posizionati nella mappa, offrendo ad altri utenti la possibilità di utilizzarli nella propria partita, i quali poi potranno lasciare un “Mi Piace”. Stesso discorso per il posizionamento di cartelli, prendere possesso di carichi persi, posizionare carichi da consegnare in armadietti condivisi (affidandoli ad altri giocatori) e tanto altro ancora.

Un sistema che non richiede un abbonamento, ma che amplia il concetto di condivisione e di coinvolgimento nella rete che con Sam stiamo andando a creare; in questo modo i giocatori potranno essere “connessi” anche trovandosi a migliaia di chilometri di distanza, aiutandosi a vicenda.

 

Death Stranding Director’s Cut: conclusioni

In conclusione Death Stranding Director’s Cut migliora notevolmente l’esperienza offerta con Death Stranding, da consigliare assolutamente all’utente che decide di avvicinarsi per la prima volta al capolavoro di Kojima. Alcune piccole ridefinizioni tecniche, nuove missioni secondarie, l’introduzione di armi e della grafica in 4K a 60fps (in aggiunta al feedback aptico, in versione limitata, del DualSense), sono i punti più importanti che rendono la nuova versione degna di essere acquistata. Tutto il resto ripercorre quanto di buono avevamo già visto in passato, un gioco che non piace a tutti, ma che segna un solco importante nel mondo videoludico.

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