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Recensione Demon Turf: platform 3D dal progetto ambizioso

Demon Turf è un platform 3D dal progetto decisamente ambizioso, sviluppato da Fabraz e pubblicato da Playtonic Friends, vede la possibilità di giocarlo su tantissime piattaforme, dalle console di nuova generazione sino alla piccola Nintendo Switch o al PC, ad un prezzo che raggiunge al massimo i 25 euro.

 

Trama

La trama che fa da contorno all’intera esperienza, è solamente accennata, appare come un mero pretesto per fare da collante ai vari livelli, senza mai essere troppo legata al gameplay o convincere pienamente anche nei dialoghi che il personaggio intraprenderà con chi incrocerà nell’esplorazione.

L’avventura vede la demonietta Beebz alla conquista del trono, stanca dei tantissimi soprusi che tutti i membri della propria specie sono costretti a subire da parte di Demon King, decide appunto di intraprendere un viaggio che la vedrà scalare la gerarchia, sconfiggendo al termine di ogni stage un demone, sino ad arrivare al tiranno vero e proprio, rappresentante la boss fight finale.

Nella maggior parte dei platform, la narrazione non assume un ruolo fondamentale, anche in questo caso ci ritroviamo esattamente nella stessa situazione, ciò che rende il contorno meno comprensibile, è anche la mancata localizzazione in lingua italiana, un aspetto importante che limita sicuramente l’utente che non mastica perfettamente l’inglese.

 

Grafica

Tecnicamente Demon Turf propone un’esperienza unica nel proprio genere, con il tentativo da parte degli sviluppatori di differenziarsi dal contesto di appartenenza, e da tutti gli altri titoli dello stesso tipo. Le tinte cartoon dai colori molto accesi, convincono perché in grado di svecchiare il mondo di gioco, rendendolo più giovanile, ed allo stesso tempo limano le piccole mancanze dei modelli poligonali.

Le rappresentazioni sono tutt’altro che perfette, gli angoli sono molto spigolosi e mancano di dettagli dettagli, nonostante ciò nell’insieme convincono, proprio per la loro unicità, per la nitidezza generale e l’ottima gestione delle palettes di colori. Da notare la presenza delle versioni per la next-gen PS5 Xbox Series X, un aspetto importante che favorisce la fluidità generale (senza cali di frame rate) e rende Demon Turf ancora più speciale.

Dall’altro lato non abbiamo apprezzato la scelta di Fabraz di proporre personaggi 2D, i modelli in questo caso sono troppo elementari, ed anche non bellissimi da vedere, con meccaniche e movimenti in generale ben lontani da altri titoli dello stesso tipo. La colonna sonora è sufficiente, purtroppo non presenta una grande varietà, alla lunga potrebbe stancare, data la presenza di toni sempre alti e costanti, con una voce del personaggio davvero odiosa, sopratutto quando perde una vita.

 

Stile di gioco

Demon Turf è a tutti gli effetti un platform 3D, con anime speciali e diverse tra loro, in grado proprio di distinguerlo dalla massa. Il mondo di gioco prende come parte centrale Forktown, una cittadina complessivamente ben fatta, anche se purtroppo troppo caotica e nella quale ci siamo persi più di una volta, da considerarsi alla stessa stregua di un open world. Potremo spaziare al suo interno con il personaggio, scoprendo i vari portali che ci porteranno nei livelli veri e propri, nonché case e negozi nei quali acquistare potenziamenti, capi di vestiario e similari. Una buona possibilità di personalizzazione, affiancata da una notevole progressione del personaggio, che porterà a scoprire tantissime abilità nel corso dell’intera partita.

Inizialmente Beebz potrà trasformarsi in un pipistrello nel momento in cui verrà effettuato un doppio salto, in una trottola per planare il più lontano possibile, fare un salto in lungo combinando le due precedenti, oppure colpire i “nemici” con una mano dalla potenza variabile. Progredendo nei livelli se ne aggiungeranno di nuove, che varieranno davvero molto l’esperienza complessiva.

Per completare il gioco, sconfiggendo il Demon King, saranno necessarie 50 batterie, considerando che al termine di ogni stage ne viene consegnata una, serviranno appunto 50 livelli. Per avviarlo sarà necessario attraversare il relativo portale, con 2 tipi di collezionabili da cercare: la pila finale e le componenti da utilizzare per i potenziamenti (al massimo tre per stage). L’approccio con il livello sarà di due tipi: inizialmente lo si seguirà per completarlo, ma successivamente sarà possibile ritornarci per acquisire i collezionabili che prima non è stato possibile raccogliere, a causa dell’assenza delle abilità necessarie (acquisite in un secondo momento). Un’idea molto furba che spinge l’utente al backtracking, in quanto per ritornare nello stage basterà riattraversare il portale nell’hub, estendendo la longevità generale.

Nell’attraversamento dei livelli, inoltre, non sono stati posti punti di salvataggio automatico, optando per una soluzione alquanto anomala. Tutto è nelle mani dell’utente, il quale potrà creare in autonomia al massimo 4 punti (posizionando le bandiere) tra i quali spostarsi con il teletrasporto, o tornare in seguito ad una “morte”. A completare l’ottima varietà di stili di gioco, troviamo la macchina fotografica, un elemento che permetterà di scattare istantanee per divertimento (o ricordo), ma anche necessarie per completare missioni secondarie. Gli sviluppatori hanno infatti introdotto una serie di quest non essenziali per il prosieguo dell’esperienza, in grado di fare da perfetto contorno alla stessa. La longevità è uno dei punti forti di Demon Turf, saranno necessarie circa 15 ore per completare la prima run della sola missione principale.

 

Gameplay

livelli si articolano come piccoli mondi tridimensionali con un inizio ed una fine, purtroppo con ambientazioni molto simili tra loro, che sfociano spesso nella ripetitività. Il level design poteva essere migliore, proprio perché gli stessi ostacoli che incrociamo nell’esperienza, non riescono a variare poi così tanto.

Il gameplay propone un livello di sfida abbastanza elevato, in quanto il controllo del personaggio non è sempre precisissimo, di conseguenza saltare alla perfezione su piccole piattaforme, sfruttando anche le suddette abilità, è tutt’altro che facile. Apprezzabile l’integrazione di ambienti chiusi, come abitazioni o capannoni, che possono variare anche leggermente la ripetitività generale.

Nel corso dell’esperienza si incrociano anche dei nemici, portandoci a scene di combattimento in parte evitabili, in quanto non accrescono il valore dell’esperienza generale. La varietà degli stessi non è elevata, sono tutti molto simili tra loro, inoltre l’unico modo per sconfiggerli sarà spingerli contro le barriere di colore rosso, operazioni fin troppo semplici e, come dicevamo prima, ripetitive.

Il livello oltre all’acquisire i collezionabili e la pila finale, propone anche una missione secondaria che consiste nel completarlo il più rapidamente possibile, un altro modo per spingere l’utente a continuare a rigiocarlo, scalando le classifiche globali.

 

Demon Turf: conclusioni

In conclusione Demon Turf è il platform 3D che consigliamo agli accumulatori compulsivi di collezionabili ea coloro che sono alla ricerca di un titolo dall’elevato livello di sfida generale. Ottima la longevità, uno degli aspetti più importanti dell’intera esperienza, come anche la varietà negli stili di gioco e la buona dotazione di mod o abilità acquistabili.

Dall’altro lato della medaglia troviamo una grafica che non convince al 100% (sebbene elogiamo l’adattamento a PS5 e Xbox Series X), con level design migliorabile e combattimenti effettivamente evitabili.

Denis Dosi

Appassionato di tecnologia e di scrittura sin dalla tenera età, mi laureo in Ingegneria Informatica presso il Politecnico di Milano nel 2016. Ora lavoro con Focustech riuscendo a combinare le mie due più grandi passioni.

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