DJI Avata è il nuovo drone FPV dell’azienda cinese, la soluzione consigliata per gli utenti alle prime armi che vogliono cimentarsi nel mondo dell’FPV, senza investire cifre particolarmente importanti. Scopriamolo da vicino nella nostra recensione completa.
Il design corre nella direzione diametralmente opposta ai classici droni DJI, notiamo sin da subito la sua anima FPV con uno chassis sportivo in plastica, sufficientemente elastico, ma allo stesso tempo resistente ed affidabile, dotato di una comoda funzione “a tartaruga”, che permette di ribaltare di 180 gradi il drone, nell’eventualità che cada “capovolto”.
Le eliche sono protette, in questo modo non sentiamo la mancanza dei sensori laterali, data la quasi impossibilità di impagliarsi in oggetti che si potrebbero incrociare in volo, mentre sulla superficie trovano posto solamente due connettori: microSD (anche se è presente una memoria interna da 20GB) e USB type-C, entrambi ben nascosti e forse difficili da raggiungere.
Le dimensioni di questo DJI Avata sono estremamente ridotte, raggiunge infatti 180 x 180 x 80 millimetri, con una distanza diagonale di 120 millimetri, ed un peso di circa 410 grammi. Teoricamente poteva anche essere più leggero, ma DJI non ha voluto lesinare sulla autonomia generale, di conseguenza la batteria è l’elemento che più lo appesantisce.
Le prestazioni del drone sono eccellenti, raggiunge una velocità massima di 27 m/s in modalità Manuale, mentre di 6 m/s in ascesa/discesa, con una portata complessivamente ridotta, o meglio in linea ad esempio con un DJI Mini 3 Pro.
I sensori, come vi anticipavamo, sono presenti solamente nella parte inferiore, sopratutto per le operazioni di decollo/atterraggio (e lo stazionamento), tutto il resto è completamente nelle mani del “pilota”, ed è comunque una scelta più che adeguata alla situazione, data la tipologia del prodotto.
La stabilità generale in fase di volo è discreta, qualche tremolio di troppo si è notato nella fase di atterraggio, tuttavia la resistenza al vento fino a 10,7 m/s permette di utilizzarlo senza troppi patemi praticamente in ogni condizione.
La batteria deve essere integrata nella parte posteriore, ha un sistema di aggancio leggermente scomodo, forse troppo macchinoso e non immediato, riuscendo comunque a raggiungere una autonomia più che dignitosa (per un componente da 2420mAh). DJI parla di 18 minuti, ma intesi come solo volo stazionario, più realistici sono 13/14 minuti di utilizzo standard (peccato che i tempi di ricarica siano abbastanza elevati).
La fotocamera è un sensore CMOS da 1/1.7″ e 48 megapixel effettivi, con ampiezza di campo visivo di 155 gradi, lunghezza focale equivalente di 12,7 millimetri, apertura F2.8, e messa a fuoco fino a 60 centimetri.
Le immagini raggiungono al massimo i 4000 x 3000 pixel, con ISO che oscillano tra 100 e 25600 (modalità manuale), mentre la velocità dell’otturatore si aggira da un minimo 1/8000 di secondo, fino a 1/50 di secondo.
Lo stabilizzatore è su asse singolo (inclinazione), nel volo anche in condizioni abbastanza complesse non abbiamo riscontrato alcun problema o “tremolio” dell’immagine. Qualitativamente i filmati restano allineati con tutti i prodotti lanciati da DJI negli ultimi anni, registrano al massimo in 4K a 60fps, dettaglio e nitidezza sono di livello assoluto, con qualche difficoltà nelle scene con poca luce. I colori sono perfetti, ben bilanciati, con una gamma dinamica più che sufficiente, e mai troppo satura.
Enorme passo in avanti da parte di DJI con i suoi Goggles 2, sono realizzati quasi interamente in plastica, con dimensioni massime di 196,69 x 103,90 x 104,61 milimetri, ed un peso di 290 grammi (fascia inclusa).
La maschera in gomma si aggancia bene al viso, senza arrecare danno o fastidio anche per un utilizzo prolungato. I due display oculari da 0,49 pollici l’uno, sono OLED con risoluzione 1920 x 1080 pixel e refresh rate fino a 100Hz. La qualità è assolutamente incredibile, la scena viene riprodotta alla perfezione, senza lag o ritardi, con una fluidità che anche gli smartphone più recenti possono invidiare. I colori sono fedelissimi, con dettagli e nitidezza su tutto il fotogramma.
L’angolo di visuale di 51 gradi (per schermo) è accettabile, ciò che abbiamo apprezzato è la possibilità di adattarli al viso, sia in termini di distanza tra gli occhi, che messa a fuoco, nonché comunque il sistema di controllo sul lato destro. Un’area di sensibilità che permette di accedere a tutte le funzioni, senza difficoltà e dalla buonissima resa.
Sulla superficie dei Goggles troviamo la porta microSD per la memoria (fino a 256GB), una USB type-C per il collegamento al PC, il jack da 3,5 millimetri per le cuffie, ed ovviamente il connettore per la batteria esterna. Questa è un componente da 1800mAh, con dimensioni di 73,04 x 40,96 x 26 millimetri, ed una autonomia di circa 2 ore di utilizzo continuativo (più che sufficiente per giorni di “volo”).
Ottima, come nel modello precedente, la scelta di non integrarla nei Goggles, può sembrare scomodo doverla tenere in tasca, ma in questo modo viene alleggerito notevolmente il peso sul capo.
Il Motion Controller fornitoci per la prova non si discosta dal modello della versione precedente, è esattamente lo stesso, in termini di dimensioni, peso e funzionalità.
Il suo funzionamento è molto buono, offre davvero la sensazione di immergersi nella guida del drone, come se si stesse volando. E’ un controller completamente differente dal Remote Controller classico, di conseguenza necessità di diverse sessioni di pratica, ma una volta compreso il funzionamento, il divertimento è assicurato.
In conclusione DJI Avata è il drone FPV adatto a tutti, ma non per tutti, proprio per la natura intrinseca del prodotto stesso. I passi in avanti compiuti tra una generazione e l’altra sono notevoli, sopratutto sui DJI Goggles, un cambiamento importante che migliora di molto l’esperienza visiva e le performance del prodotto.
L’aspetto negativo? sicuramente il prezzo di vendita, si parte da una cifra relativamente bassa, ma per acquistare il kit completo sono necessari ancora più di 1000 euro, ed il drone diventa meno “per tutti“.
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