Silver Chains, il survival horror sviluppato da Cracker Heads, e pubblicato da Headup Games, è da poco sbarcato ufficialmente anche su Xbox Series X/S, portando il terrore e la paura sulle console di nuova generazione, ad un prezzo di listino di soli 24,99 euro.
Trama
Nel corso dell’avventura l’utente impersona un personaggio che, senza conoscerne il motivo, si ritrova nel viale d’ingresso di una grandissima villa, in seguito ad un incidente che lo ha debilitato moltissimo. Dopo pochi (e complicati) passi, infatti, sviene letteralmente sul zerbino della casa.
Una volta riaperti gli occhi, il protagonista è in un letto situato al primo piano, inizierà ora una esplorazione per riuscire a fuggire da una abitazione che ha tutta l’aria di essere completamente infestata, anche se disabitata (almeno all’apparenza). Qualche segnale di vita qua e là lo noteremo, dai camini accesi, passando per candele o porte che si aprono/chiudono al nostro passaggio.
L’esperienza si tramuterà preso in un viaggio introspettivo, che porterà il personaggio a scoprire tutta la propria storia (non facciamo spoiler in merito), fuggendo nel contempo da creature maligne che popolano le stanze che si attraverseranno.
L’idea alla base di Silver Chains non è particolarmente originale, ripercorre tutti gli stereotipi dei titoli dello stesso tipo (come la tavola Ouja, le numerose bambole appese e così via), garantendo però una discreta scrittura ed una narrazione che segue il viaggio, mediante biglietti da raccogliere nelle varie stanze.
Grafica
Graficamente il titolo dimostra innumerevoli difetti, sopratutto nel frame rate, noi lo abbiamo testato su Xbox Series X, ed abbiamo notato importanti cali in moltissime scene ricche di contenuti e dettagli. Si attende una patch che possa risolvere il problema.
Al netto di questo handicap, la realizzazione di Silver Chains è ottima, buone le texture, la definizione di ogni oggetto che si incrocia nell’avventura, come anche la gestione dei punti luce. Le scene saranno praticamente tutte al buio, verranno inquadrate dalla fidata torcia, la quale accrescerà il senso di smarrimento e di paura nello spostarsi da un’area all’altra. I modelli poligonali non presentano negatività particolari, se non nello spirito finale, non è ben definito, sembra spostarsi senza un fine logico.
Il livello di tensione è abbastanza elevato, complici anche alcuni effetti speciali “sparati” al momento giusto, sebbene questi si perda con il tempo. Mancano quei piccoli rumori che troviamo in altri survival horror, in grado di accrescere la paura nell’utente finale stesso. La colonna sonora è praticamente assente, se non in rarissimi casi, gli sviluppatori potevano lavorare diversamente, per riuscire a contornare meglio l’esperienza.
L’inseguitore dal quale dovremo continuamente scappare è uno spirito che non abbandona i cliché di cui parlavamo prima, un classico “mostro” visto e rivisto presso titoli dello stesso tipo. Graficamente Silver Chains è molto buono, con qualche piccolo accorgimento si possono ottenere risultati eccellenti.
Stili di gioco
Come tutti i survival horror che si rispettino, anche in Silver Chains saremo costretti a sfuggire dalle grinfie di un inseguitore, appunto lo spirito descritto nel paragrafo precedente. Questa azione non sarà particolarmente complicata, poiché il suddetto comparirà in momenti ben specifici, anticipati da un tremore eccessivo del controller, e l’unico modo per sfuggirvi, sarà nascondersi nell’armadio più vicino, niente di più. L’esperienza perde in parte la tensione della natura dei survival horror, come ad esempio in Outlast, pur lasciandoci sempre sulle spine.
Il personaggio non ha a disposizione nemmeno un’arma con la quale difendersi, oltre all’inseguitore e allo spirito finale, non si vedranno altri esseri con cui eventualmente combattere. Sono disseminati una serie di collezionabili, individuati dalle pagine del diario, utilissime per comprendere la storia, che spingono solo in parte l’utente al backtracking. La rigiocabilità è praticamente nulla, in nessun modo si è invogliati a riavviare l’esperienza una volta terminata.
Molto interessanti sono gli enigmi pensati dagli sviluppatori, sebbene non presentino una complessità particolarmente elevata, nel caso in cui non si riuscissero a risolvere, come ad esempio la lampada magica che non si capisce quanto ruotare (o in che verso), è solamente perché non si ha raggiunto il livello dell’esperienza necessario per poterli risolvere. Non abbiamo notato una progressione nella difficoltà, sono all’incirca tutti sullo stesso livello.
Ruolo fondamentale acquisisce il monocolo, mezzo essenziale per scoprire alcuni segreti della villa, o semplicemente per individuare anche attraverso i muri alcuni oggetti necessari per proseguire nell’avventura. Il suo utilizzo è complessivamente semplice e ben integrato nel gameplay, anche se sicuramente avremmo preferito un tutorial più approfondito, poiché in alcuni occasioni non si capisce come sfruttarlo al meglio.
Gameplay
Il personaggio non ha alcun tipo di progressione, né abilità particolari da sviluppare o da “acquistare” con monete in-game. Lo spostamento all’interno della magione è facilitato da un percorso prestabilito, non è presente una mappa, l’utente viene indirizzato con aperture/chiusure di porte o di pavimenti, la dimensione della stessa è sufficiente per garantire una buona varietà di stanze, senza però creare confusione o difficoltà nel comprendere il percorso da seguire, anche nell’eventualità di essere costretti a tornare indietro.
La gestione dei punti luce è ottima, regna sempre una certa oscurità, e per sfondare questo muro molto buio, gli sviluppatori hanno dotato il personaggio di una torcia a batteria infinita (ovvero non è necessario cercare pile, come In Sound Mind). La risposta nella rotazione dell’inquadratura è immediata, non presenta lag o ritardi, stesso discorso per l’interazione con gli oggetti, abbastanza limitata, in quanto si potranno raccogliere solamente quelli di primo interesse per l’esperienza.
Il personaggio non ha una vita ricaricabile, non essendoci pericoli o trappole, non potrà restare ferito, se non “ucciso” nel momento in cui viene catturato dall’inseguitore. L’inventario è abbastanza capiente per contenere tutti gli oggetti che si raccoglieranno, non può essere incrementato in nessun modo.
Silver Chains: conclusioni
In conclusione Silver Chains propone una discreta avventura horror, la cui trama è infarcita di numerosi cliché, e l’ambientazione non si discosta da quanto già visto in passato. Buoni gli enigmi sparsi per la casa, e l’ampiezza della stessa, sopratutto in termini di varietà di stanze. La grafica di per sé è veramente ben definita, dettagliata e con una gestione dei punti luce ammirevole, purtroppo risente di cali di frame rate importanti, che vanno a minare l’esperienza complessiva. Il livello di tensione è elevato, sebbene non sia aiutato dallo sfuggire classico dei survival horror, o da effetti sonori caratteristici di titoli di questo tipo.