TOR Browser rappresenta la via preferenziale di accesso a tutti i servizi della rete altrimenti non raggiungibili attraverso un normale sistema software di web surfing a scelta tra le varie altre e più blasonate proposte concesse dagli sviluppatori software internazionali quali Microsoft, Google et similia.
La filosofia del progetto Tor (The Onion Router) è fondamentalmente quella di curare l’interesse degli utilizzatori in relazione ai profili di accesso online ed alla necessità di un layer integrato di sicurezza che consenta una navigazione online che si fonda sul paradigma dell’anonimato, concesso tanto agli utenti delle piattaforme standalone PC, tanto agli users mobile degli ecosistemi Android OS (Orbot Browser), che possono altresì contare su mobile browser sicuri, efficienti e liberi da vincoli di sorta nei confronti dei vari servizi.
Si tratta di un meccanismo stratificato “a cipolla” facente parte del progetto dell’associazione Internet Defense League che basa la sua efficacia operativa sull’utilizzo di percorsi di rete ad accesso intermedio che passano per una serie di hotspot dislocati a livello globale che rendono impossibile l’individuazione dell’esatta location dell’utente da parte dell’ISP e dei vari fornitori di servizi di terze parti. L’efficienza, in tal caso, è garantita da un circuito in continuo aggiornamento (con ciclo di 10 minuti).
Ma siamo davvero sicuri che Tor rispetti la nostra privacy ed i criteri minimi di riservatezza dettati dalla sua stessa policy? A quanto pare no, in considerazione dal fatto che un’azienda italiana ha dato modo di prendere visione di una vulnerabilità che consentirebbe di svelare la nostra identità. la società We Are Segment ha di fatto identificato la falla di sicurezza come TorMoil ed ha deliberatamente concesso l’esclusiva sui rilevamenti solo dopo la notifica di avvenuto riconoscimento bug ai membri del colosso americano del web surfing anonimo.
In tal senso, quindi, gli esperti sviluppatori Tor hanno potuto provvedere alla correzione del bug concedendo un aggiornamento in sordina che si è rivolto in particolar modo agli utenti di piattaforme Linux e Mac. Windows, in tal senso, è rimasto escluso da questo processo e gli utenti, quindi, non hanno nulla di che temere al riguardo.
Lo svolgimento delle operazioni di rilevamento e segnalazione ha seguito quindi un iter “puramente etico” nel rispetto del metodo d’azione voluto dai creatori della piattaforma Tor, il cui scopo è quello di tutelare il libero accesso alle risorse online e la libertà di pensiero ed espressione. Il CEO di We Are Segment, Filippo Cavallarin spiega in una sua nota ufficiale che:
“Questo tipo di vulnerabilità rappresenta davvero un’arma che, a seconda dei fini, può agevolare da un lato, atti leciti o etici; dall’altro illeciti. Ecco perché la mia azienda ha scelto di divulgare questa informazione solo dopo la rapida risoluzione del problema. Noi, in definitiva, amiamo definirci ethical hackers”
Fortunatamente l’allarme privacy è rientrato in tempo per concedere l’adeguamento all’anonimato. Un anonimato che deve vedersi come garanzia di libera espressione e che si rende particolarmente utile nel contesto di realtà restrittive alle libertà come quelle di Cina e Russia. Ad ogni modo, l’incidenza di utilizzo è positiva anche nei contesti europei Della Germania e dell’Italia oltre che degli Stati Uniti e della zona degli Emirati Arabi Uniti.
Un sistema inizialmente concepito per il libero accesso alle risorse online, ma che spesso viene adoperato per scopi illeciti che vanno ben oltre la promessa di hacking etico che punti a migliorare la gestione delle piattaforme. sempre più spesso, infatti, il circuito di anonimato è preda di crackers ed esponenti del dark web tra i ci obiettivi figura al primo posto il cybercrimine.
Ad ogni modo, tale sistema è soprattutto da vedersi ad ampio raggio quale preferenziale metodo di accesso alle informazioni online, in considerazione del fatto che numerose testate giornalistiche sfruttano detti sistemi per garantire una diffusione planetaria delle notizie senza restrizioni di sorta. Un chiaro esempio di tale approccio è fornito dal New York Times, che in tempi recenti ha annunciato la creazione di un nuovo dominio Tor specifico che renderà più accessibile e fruibile il servizio informativo delle notizie sul piano globale.
E voi utilizzate browser alternativi che tutelano ad ampio raggio il vostro anonimato e la necessità di prevedere un utilizzo incondizionato dei servizi online? Spazio a tutte le vostre personali considerazioni al riguardo.