Recensione Daymare 1998: un horror alla Resident Evil tutto italiano

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Olevano Romano, un comune della città di Roma. Qui, nei pressi della campagna romana, è situato un piccolo team di sviluppo indipendente tutto italiano, Invader Studios. Formato da soli dieci persone, lo studio nato nel 2016, è attivo da più di un anno. La compagnia nasce in origine da un gruppo di amici e professionisti che condivide le stesse idee sullo sviluppo di videogiochi e decide di unire la loro passione per il genere survival horror. In particolare per la serie Resident Evil.

Da qui il team inizia lo sviluppo di Resident Evil 2 Reborn, un remake non ufficiale del classico Capcom del 1998. Un gameplay del loro progetto pubblicato su YouTube nel 2015 diventa subito virale e raccoglie oltre un milione di visualizzazioni. Poco dopo l’annuncio di un remake ufficiale di Resident Evil 2 da parte della casa di Osaka, costrinse Invader Studios a interrompere immediatamente il progetto.

Tuttavia, visto il successo ottenuto dal popolo del web, Capcom contattò direttamente Invader Studios per invitarli nel loro quartier generale in Giappone nell’ottobre del 2015. Dopo l’incontro e i preziosi suggerimenti dei producer stessi del colosso nipponico, il team nostrano decise di dar vita ad una nuova IP, Daymare: 1998.

Il gioco fu annunciato ufficialmente il 12 settembre 2016, ma qualche mese dopo fu annunciata una campagna Kickstarter per finanziare il progetto. Per l’occasione fu pubblicata anche una demo speciale per PC dal nome Daymare Challenge, in cui i giocatori dovevano affrontare una delle creature del gioco all’interno di un’area chiusa, parte poi del gioco finale. Purtroppo la campagna di crowdfunding non ebbe il successo sperato, ma contribuì a rendere Daymare: 1998 ancor più popolare.

Il team a quel punto non si dà per vinto e continua la produzione. Dopo due anni e quattro mesi, finalmente Daymare: 1998 viene pubblicato ufficialmente il 17 settembre 2019 su Steam e GOG.com. Il 20 febbraio 2020 il gioco raggiunge anche gli scaffali del Giappone in versione PlayStation 4 e PC, infine il 28 aprile dello stesso anno il survival horror di Invader Studios debutta nel resto del mondo su PlayStation 4 e Xbox One.

Una genesi davvero particolare quella di Daymare: 1998 che ci porta a noi, oggi. Siamo infatti riusciti a mettere le mani sulla versione PS4 del gioco. Dopo aver analizzato da cima a fondo la creatura nata dagli sforzi degli sviluppatori romani possiamo dire la nostra su quello che, a tutti gli effetti, si può considerare l’erede spirituale di Resident Evil. Ma quanto sarà preponderante l’impronta di Capcom nel progetto di Invader Studios? Saranno riusciti ad ottenere una propria identità? Scopriamolo insieme!

Quale Racoon City, questa è Keen Sight!

Un laboratorio super segreto dove gli scienziati fanno esperimenti sulla solita arma biologica super pericolosa per il mondo. Non manca ovviamente il solito incidente non previsto che scatena il classico virus che si sparge ovunque e trasforma tutti in zombie. La solita città sfigata di turno viene poi contaminata rendendola un tantino poco ospitale. In questo scenario ricco di cliché troviamo i tre protagonisti del gioco; un soldato al dir poco senza scrupoli, un giovane pilota di elicotteri, e un ranger forestale che ha qualche “piccolo” problema con delle allucinazioni. Il trio perfetto per esplorare le strade infestate di Racoon City! Ovviamente stiamo scherzando, anche se le similitudini nella trama con Resident Evil effettivamente sono molte, non siamo a Racoon City, ma nella cittadina di Keen Sight.

Cliché a parte, la storia si dipana in più capitoli e ci mette nei panni dei tre personaggi in maniera alternata. Non ci sono grandi differenze tra loro ad eccezione del ranger che soffre di allucinazioni. Queste saranno ricorrenti durante l’avventura e il più delle volte ci faranno saltare dalla sedia o quanto meno trasmetteranno una certa ansia. Per il resto i tre armati di tutto punto avanzeranno tra le classiche location che siamo abituati a vedere all’interno di un survival horror, come l’ospedale, il laboratorio, la foresta, i vicoletti della città e via discorrendo. Alcune saranno più lineari altre più articolate e caratterizzate da un forte backtracking (l’ospedale fra tutti dove dovremo tornare sulla stessa strada più e più volte).

Nel corso della storia, ci verranno forniti anche ulteriori dettagli sullo scoppio del contagio attraverso alcuni documenti che potremo raccogliere. Si tratta di lunghi testi con informazioni per lo più aggiuntive, e alcuni di questi potranno essere letti solo se inseriti in un sito web. La trama in sé riprende molti elementi già visti non solo in Resident Evil, ma nonostante ciò ci sono svolte narrative piuttosto interessanti e riesce a mantenere vivo l’interesse nell’avanzamento di gioco.

Torcia alla mano, pistola nell’altra e occhio agli angoli

Probabilmente uno degli aspetti più riusciti di Daymare: 1998 è l’atmosfera. La cura nel design degli ambienti e la sapiente gestione dell’illuminazione ha aiutato molto sotto questo aspetto. Il gioco alterna spazi chiusi e angusti ad aree più aperte senza però tralasciare quel terrore costante capace di farti puntare la pistola ad ogni giro d’angolo. Il buio costante non fa altro che aumentare questa sensazione, non potendo fare a meno della classica torcia elettrica costantemente accesa.

Ad ogni cadavere si ha sempre la guardia alzata per paura che si risvegli improvvisamente, e proprio quando ci si tranquillizza ne spunta uno dall’angolo. Gli zombie in Daymare sono particolarmente coriacei e non basteranno solo un paio di colpi per buttarli giù. Alcune volte potremo essere più fortunati, ma in altre situazioni ci capiterà di scaricare un intero caricatore. Soprattutto alcuni boss, poi riciclati nel corso dell’avventura come “zombi normali”, potrebbero metterci in seria difficoltà. La tecnica del “corri e spara” in questi casi funziona molto bene.

Ovviamente quando si ha un revolver fra le mani o un fucile a pompa a braccetto avremo vita più facile. Tra l’altro vi assicuriamo che vedere le teste degli zombie esplodere o il povero malcapitato volare via per il contraccolpo è una vera goduria. In questo frangente purtroppo abbiamo notato un certo sbilanciamento tra le armi, con un certo senso di onnipotenza che va a scemare la sensazione di paura. Fortunatamente non sempre avremo abbastanza pallettoni a portata di mano.

Gli scontri a fuoco saranno sempre molto concitati e il panico, quando uno zombie si sta avvicinando troppo, sale alle stelle. In queste situazioni, un nuovo elemento integrato dagli sviluppatori italiani fa davvero al caso nostro. Si tratta della ricarica rapida; in sostanza, se svuoteremo un caricatore potremo lasciarlo scivolare a terra e cambiarne un altro al volo. Questa particolare meccanica rende gli scontri molto più interessanti e frenetici e aiuta non poco a sopravvivere in caso di emergenza proiettili. Ovviamente poi potremo recuperare il caricatore da terra e utilizzarlo nuovamente.

Mai rimanere senza scorte in un survival horror

In Daymare: 1998 ogni porta aperta, ogni piccola stanza, ogni centimetro incita il giocatore all’esplorazione e lo fa con gusto. Non ci si annoia mai ad esaminare ogni singolo cadavere, ogni armadietto o scrivania di turno per racimolare qualche pallottola in più. La creatura di Invader Studios, in effetti, non lesina in pallottole o intrugli medici, a patto che si osservi bene ogni area. Rimanere a corto di munizioni o cure mediche in un survival horror non è mai una buona cosa. Sotto questo aspetto non abbiamo avuto comunque problemi pur uccidendo ogni singolo non morto che trovavamo nei paraggi.

Le aree segrete poi sono delle vere stanze del tesoro se individuate, se si fa attenzione ad un particolare suono e si smuove la giusta parete verrà celata l’agognata stanza. Altre stanze ricche di oggetti preziosi sono invece protette da un sistema di sicurezza. Queste possono essere aggirate attraverso un cavo di override che ne permette l’hacking. Superando un minigioco basato sul semplice tempismo potremo sbloccare la porta (o l’armadietto a seconda della situazione). In caso di fallimento, il cavo si brucerà e perderemo la possibilità di sbloccare l’area fintanto che non troveremo un nuovo cavetto.

In alcuni punti del gioco sarà anche possibile scambiare gli oggetti dell’inventario attraverso dei portali di scambio. Qui potremo ricevere anche delle ricompense o salvare i nostri progressi. Questi punti strategici funzioneranno un po’ come le Safe Zone di Resident Evil e saranno utili anche per fare un po’ di spazio nell’inventario depositando oggetti che non usiamo. Questi potranno comunque essere recuperati in un secondo momento. A proposito di oggetti questi potranno essere anche combinati tra loro proprio come il noto survival horror di Capcom.

Quanto Daymare e quanto Resident Evil?

Detto in in maniera molto schietta questo Daymare: 1998 ci è piaciuto? Incominciamo col dire che ci siamo divertiti. Il cruccio più forte è la sensazione di stare giocando un survival horror che però sa un po’ di già visto senza avere una sua identità vera e propria. La storia non racconta nulla di nuovo sulla carta anche se l’idea dei tre personaggi non è male. I nemici da affrontare sono sempre e solo zombie, senza una qualche varietà particolare o quell’incontro inaspettato che esce fuori dagli schemi. Anche qui ci sono gli enigmi da risolvere, ma pur essendo abbastanza impegnativi riprendono lo schema classico del genere a cui appartiene.

Luoghi e meccaniche di gioco ricordano molto da vicino il buon Resident Evil, ma d’altronde sappiamo la passione di Invader Studios per la serie e la loro forte ispirazione al franchise di Capcom, tuttavia avremo sperato in un’identità più incisiva che avrebbe aiutato a staccare Daymare dal mucchio. La sensazione che abbiamo avuto giocando è quella di un survival horror discreto che strizza l’occhiolino ai classici del genere, ma nulla più. Se siete degli appassionati sicuramente il gioco vi saprà intrattenere, ma se cercate qualcosa di nuovo nel genere allora dovreste ponderarne prima l’acquisto.

Considerazioni finali

Daymare: 1998 non è affatto un brutto gioco. L’ho trovato un survival horror piacevole che riprende fortemente i classici del genere, fra tutti Resident Evil. I rimandi ci sono e si notano, ma non si può certo denigrare il progetto di Invader Studios per questo.

Mi è mancato personalmente quel qualcosa in più, tuttavia rimane un ottimo titolo, con una buona atmosfera e la sua dose di terrore. Lo consiglio quindi a tutti quelli che amano il genere e che cercano un survival horror puro senza digressioni varie. Daymare: 1998 è disponibile su PC (Steam), PS4 e Xbox One ad un prezzo competitivo di 29,99 €.

Daymare: 1998

39,90
7.5

Gameplay

7.5/10

Atmosfera

8.0/10

Trama

7.0/10

Pros

  • L'atmosfera trasmette la giusta ansia
  • La ricarica rapida è un'ottima trovata
  • L'esplorazione delle aree di gioco è molto soddisfacente
  • Enigmi impegnativi e mai banali
  • Le allucinazioni ci hanno inquietato non poco

Cons

  • Trama che sa di già visto
  • Poca varietà negli zombie
  • Location usate e riusate
  • Manca di una sua identità
  • Troppe similitudini con Resident Evil
Marco Inchingoli
Marco Inchingoli
Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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