Sebbene non abbiamo indizi concreti, alcuni segnali potrebbero indicare l’esistenza di civiltà extraterrestri. Il progetto Galieu intensificherà la ricerca della vita oltre la Terra ed esisterebbero quattro segni di una potenziale tecnologia extraterrestre che potrebbe essere la chiave nella scoperta della vita aliena.
Uno di questi segni è la possibile esistenza di megastrutture, come suggerì il fisico Freeman Dyson negli anni ’60, quando affermò che le civiltà extraterrestri alla fine avrebbero voluto sfruttare al meglio l’energia delle stelle vicine. Dyson spiegò che questo sarebbe stato possibile smantellando e ricostruendo la cintura degli asteroidi in modo da formare un guscio sferico che avvolge completamente la stella, consentendo loro di sfruttare completamente l’energia e di vivere ancora all’interno della struttura.
Le sfere di Dyson, come sono diventate note, sarebbero instabili e sono un’ipotesi remota, essendo più realistica la possibilità di utilizzare satelliti che assorbono grandi quantità di energia stellare e che sono rilevabili in essa.
Un altro indicatore che può portarci alla scoperta che non siamo soli è la presenza di sostanze chimiche nell’atmosfera. Proprio come inquiniamo la Terra, è possibile che ci siano civiltà extraterrestri che fanno lo stesso, quindi anche la presenza di queste sostanze chimiche potrebbe essere un segno di vita intelligente. Se osserviamo un pianeta in un sistema al di fuori del nostro, quando si muove tra noi e la sua stella, la luce penetra nell’atmosfera e le tracce vengono rimosse a lunghezze d’onda caratteristiche, il che consente agli astronomi di rilevare quali sostanze sono presenti nell’atmosfera dell’atmosfera del pianeta.
Gli extraterrestri avrebbero lo stesso problema che abbiamo noi nei viaggi interstellari: la necessità di enormi quantità di carburante. Tuttavia, questo problema è risolto se la fonte di alimentazione del veicolo spaziale rimane “a casa”. Gli scienziati hanno descritto una vela leggera alimentata a laser, con una grande e ultrasottile carica di materiale riflettente che sarebbe stata trainata da un laser ad energia solare basato sul sistema planetario.
L’idea è stata recentemente rafforzata dal programma Breakthrough Starshot, che è ancora agli inizi e mira a utilizzare una serie di laser da 100 GW che spingono una carica di appena un grammo al 20% della velocità della luce per fotografare il pianeta vicino a Proxima Centauri.
Una civiltà sufficientemente avanzata potrebbe già essere in grado di manipolare lo spazio-tempo e creare wormhole che fungono da scorciatoie, come proponeva Einstein nella teoria della gravità. I wormhole sono instabili, quindi avrebbero bisogno di qualcosa con gravità repulsiva per tenerli aperti e un’energia equivalente a quella emessa da una frazione delle stelle in una galassia. Se gli extraterrestri hanno creato una rete di wormhole, potrebbe essere rilevabile attraverso il microlensing gravitazionale, che si verifica quando un oggetto celeste passa tra noi e una stella lontana, facendo sì che la gravità amplifichi brevemente la luce della stella.