Come ormai tutti sicuramente saprete l’Amazzonia, o meglio la foresta pluviale amazzonica, è infestata da fiamme che stanno divorando ettari su ettari. Il suolo ricoperto da questa meraviglia naturale è di circa 5,5 milioni di chilometri quadrati, ma gli innumerevoli focolari che sono scoppiati in appena un mese stanno mettendo a dura prova tale ecosistema. Il motivo della nascita degli incendi sono diversi come per il fatto che l’aumento delle temperature e il cambiamento del clima sta cambiando sta contrastando l’umidità che finora aveva protetto il tutto; ovviamente ci sono altri motivi, come appena accennato.
Le minacce dell’Amazzonia
Una delle motivazioni su cui in questi giorni è sta più di tutte messe sotto accusa è l’appiccamento doloso di focolari con il solo scopo di lasciare spazio ad altro. Questi altri motivi sono l’agricoltura, ma soprattutto l’allevamento; il Brasile è uno dei maggiori esportatori di carne e le industrie dietro questo settore stanno premendo per cercare più spazio.
Un’altra attività particolarmente remunerativa è l‘estrazione di minerali, altre elementi e sostanze chimiche. Queste attività, oltre che ad inquinare pesantemente il terreno e le fonti d’acqua come i fiumi, richiede altro spazio e di conseguenza vengono tagliati alberi su alberi. Per esempio, soltanto nel 2016 in un progetto che prevedeva l’estrazione di bauxite, diamanti e oro ha portato alla scoperta di alberi in un’area di 110.000 chilometri quadrati.
Un’ultima attività che sta minacciando la foresta su larga scala è l‘occupazione illegale di vaste porzioni. Ovviamente dopo aver occupato queste zone i colpevoli fanno un po’ di tutto in attesa di poter ottenere una sorta di diritto. Per esempio, in Bolivia, una delle nazioni su cui la foresta amazzonica si estende, ha perso 1,2 milioni di ettari solamente per questa pratica.