Gli antibiotici sono tra le più potenti armi che l’uomo possiede al momento anche se sono minacciate proprio dall’uso indiscriminato sulla popolazione, ma soprattutto sugli animali. Sono quasi la panacea per tutti i mali e purtroppo la loro perdita di efficacia sarà un problema sempre più grande. Detto questo, come tutti i trattamenti farmacologici hanno alcuni effetti collaterali e ne è stato scoperto uno nuovo.
Secondo un nuovo studio condotto su quasi 15.000 donne, quindi in realtà anche abbastanza piccolo nel complesso delle cose, un uso prolungato dopo la mezza età può portare a un calo del quoziente intellettivo, perlomeno secondo i test che vengono usati per misurarlo. Si parla di un periodo di assunzione di almeno due mesi e l’effetto si vede dopo diverso tempo.
Antibiotici collegati alla perdita di intelligenza
Le parole del team di ricercatori di Harvard: “In una coorte di oltre 14.000 donne, abbiamo osservato che l’uso di antibiotici nella mezza età era significativamente associato a successivi punteggi più bassi per la cognizione globale, l’apprendimento e la memoria di lavoro e la velocità e l’attenzione psicomotoria. A nostra conoscenza, il nostro studio rappresenta il primo grande studio sull’uso cronico a lungo termine di antibiotici e la successiva cognizione. Questa relazione era associata a una maggiore durata dell’uso di antibiotici e persisteva dopo l’adeguamento per molti potenziali fattori di confondimento.”
Questo studio presenta alcune problematiche che al momento lo rendono abbastanza controverso. Uno è il fatto che il gruppo preso in esame sia relativamente piccolo e tra gli altri aspetti critici c’è il metodo di valutazione. Quest’ultima è avvenuta sette anni dopo quindi in realtà c’è anche da dimostrare la correlazione al 100%.