L‘autismo, o anche meno noto come una ridotta empatia cognitiva, è un disturbo che si è iniziato a studiare all’incirca ottant’anni fa. Come molte patologie e disturbi che riguardano questa sfera, le certezze finora sono state ben poche. Una delle maggiori ipotesi in merito riguardava un elemento che sembrava centrare anche se in realtà non si capiva come. Per il semplice fatto che la percentuali di incidenza negli individui maschi era maggiore che nelle femmine allora si è ipotizzato che il testosterone avesse un ruolo chiave.
A distanza di anni dall’introduzione di questa credenza, un nuovo studio sembra aver messo fine a questo collegamento. L’idea di base era che alti livelli di ormoni prenatali nell’utero possano aver portato ad influire su dei tratti iper-maschili riducendo la capacità di leggere le emozioni altrui, aspetto tipico degli autistici; tutto questo era noto anche come cervello maschile estremo.
L’autismo e la vecchia ipotesi sfatata
Un nuovo studio ha reclutato 643 volontari ai quali è stato somministrato testosterone, a 243 persone, e a 400 è stato dato un placebo. Ad entrambi i gruppi è stato fatto un test di empatia cognitiva e il risultato è stato che non esiste un nesso tra le affermazioni precedenti.
“La nostra ricerca mostra che non esiste una relazione causale tra i livelli di testosterone e la capacità di comprendere i pensieri e i sentimenti degli altri, che è un tratto distintivo dei disturbi dello spettro autistico. Abbiamo scoperto che non ci sono prove a sostegno di questo effetto del testosterone, ma ciò non esclude alcun possibile effetto. Da quello che sappiamo, tuttavia, sembra che se il testosterone ha un’influenza, l’effetto è complesso, non lineare. La realtà in genere non è così semplice”, la dichiarazione dell’autore a Science Alert.