Blizzard sospende altri tre giocatori schieratisi per le proteste di Hong Kong

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La celebre casa produttrice di videogiochi Blizzard ha sospeso tre giocatori del popolare gioco di carte collezionabili virtuale Hearthstone per un periodo di sei mesi dopo aver esposto uno striscione con la scritta “Free Hong Kong, Boycott Blizz” mentre partecipavano ad una competizione ufficiale. La sanzione arriva poco più di una settimana dopo che Blizzard aveva bannato un giocatore professionista di Hearthstone, tale Wai Chung, conosciuto con il nickaname “Blitzchung” per sei mesi.

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Chung è stato sospeso per aver mostrato solidarietà e supporto ai manifestanti di Hong Kong durante un’intervista tenuta dopo il torneo Grandmaster di Hearthstone. L’episodio ha destato molto scalpore nella community e ha portato a lamentele diffuse da parte della stessa fino a giungere all’orecchio delle alte sfere di Blizzard. Quindi, in modo non dissimile a quanto è accaduto a Blitzchung, ai tre giocatori del college è stato impedito l’accesso al gioco dopo pochi giorni dal fatto.

 

Blizzard chiarisce la sua posizione, ma le polemiche non accennano a cessare

Uno dei componenti del team dei ragazzi bannati, Casey Chambers, ha condiviso tramite Twitter un’email ricevuta da un membro del team di Hearthstone, e quindi da Blizzard; nel comunicato si legge che l’intero team è tenuto a rispettare le regole ufficiali della società. Chambers e i suoi compagni di squadra avrebbero infatti violato in modo specifico una sezione delle regole relative al principio di sportività, in base al quale i giocatori devono astenersi dal porre in essere qualsiasi gesto che irrida un gruppo di persone o che potrebbe incitare gli altri ad agire in modo “offensivo, discriminatorio e beffardo“.

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La sanzione inflitta al team è solo l’ultimo episodio di una protesta su scala globale contro le politiche di Blizzard. Il clamore sollevato da questo spiacevole episodio ha spinto J. Allen Brack, presidente della Blizzard Entertainment, a rilasciare alcune dichiarazioni in merito. La dichiarazione affrontava in particolare il ban inflitto a Chung, specificando che le opinioni specifiche espresse dall’utente non consistevano in elementi determinanti per la decisione che la casa ha preso, costituendo motivo della sanzione il solo essersi schierato in favore di una determinata causa politica, cosa vietata espressamente dal regolamento del gioco.

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