Quanti di noi hanno mai sognato di disporre di una batteria che non si esaurisca mai e che al contempo sia sinonimo di affidabilità e sicurezza sul lungo periodo? Magari l’idea ci è balzata in mente durante una delle nostre trasferte di lavoro o per il semplice fatto di aver dimenticato a casa il caricabatterie o il powerbank partendo per le vacanze. Sono solo alcune delle ipotesi che si possono verificare e che di fatto, in ben specifiche situazioni, possono realmente costituire un problema rilevante.
La soluzione a questo annoso problema comune pare sia già a portata di mano, e destinata addirittura a mutare in positivo a vantaggio di una maggiore longevità e durabilità intrinseca da protrarsi per decenni e decenni.
Dal 1779, anno in cui l’italiano Alessandro Volta riuscì per la prima volta a realizzare con successo la sua pila elettrica sulla base della sperimentazione degli studi condotti da Luigi Galvani, ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti ma è proprio grazie all’invenzione di Volta che un nostro connazionale è riuscito a reinventare la pila portandosi ad un passo dalla risoluzione di uno dei più grandi colli di bottiglia della moderna tecnologia mobile: la durata della batteria.
Gianni Lisini, ingegnere elettronico di Voghera e ricercatore presso lo Iuss-Eucentre di Pavia, è riuscito a farsi riconoscere la paternità di un’invenzione davvero rivoluzionaria: una speciale batteria eco-friendly che non fa uso di metalli pesanti e che riporta una durata stimata compresa tra i 15 ed i 20 anni. Nonostante questo, il progetto è ancora ai suoi esordi ed è lo stesso Lisini ad auspicare la concreta possibilità di incrementare questo margine ben oltre i due decenni.
A questo punto la domanda potrebbe sorgere ovviamente spontanea: «Come avrà fatto Lisini ad ottenere un simile traguardo?». La risposta è presto data dall’analisi della documentazione allegata al brevetto ufficialmente depositato, ove si riporta la creazione di una struttura che tiene conto di un accumulatore chimico in affiancamento ad un super-condensatore in grado di accumulare un’enorme capacitò di energia, pari all’incirca a 5.000 Farad. Lo stesso ingegnere chiarisce i termini di detta implementazione riferendo che:
“Il fatto di beneficiare di una capacità nominale simile offre il vantaggio di avere un numero elevatissimo di possibilità di cariche e scariche, milioni contro le poche centinaia delle comuni batterie chimiche”
Per i profani del settore elettronico, basti sapere che si tratta di una capacità interna decisamente esorbitante se raffrontata ai comuni sistemi statici di accumulo, senza contare poi la difficoltà di poter gestire un sistema simile prevedendone un’implementazione su scala ridotta. Secondo quanto stabilito dai termini del progetto, l’accumulatore chimico si serve di una struttura a nanotubi in carbonio che fungono da tramite per il trasferimento e la gestione dell’energia.
Un progetto decisamente molto complesso, al vaglio di diverse aziende di calibro internazionale che a seguito della presa visione di decine e decine di prototipi hanno valutato una fase di studio che consenta una futura integrazione con le attuali e future tecnologie mobile. Risulta abbastanza chiaro che il fatto di poter contare su una batteria infinita faccia gola alla major society dell’elettronica consumer, ancor più per ben specifici segmento di mercato come l’automotive e quindi il settore dei trasporti pubblici e privati.
Si tratta di un sistema il cui costo iniziale è certamente ben al di sopra delle soluzioni energetiche attuali ma il cui costo può facilmente essere ammortizzato nel medio periodo, a fronte di una tecnologia rivoluzionaria che potrebbe trovare applicazione su larga scala ed in una varietà importante di contesti operativi. A tutto questo, inoltre, si aggiunge il fatto che la possibilità di contare su componenti totalmente green lascia aperta la strada ad un risparmio notevole per le opere di smaltimento.
Allo stato attuale sono queste le informazioni in nostro possesso. Non ci resta che attendere ulteriori sviluppi per valutare l’evolversi del progetto. L’invenzione potrebbe concretizzarsi in un quadro di mercato che abbraccia il segmento dei trasporti e verosimilmente traslare la propria azione anche sul settore mobile communication, così come testimoniato dai numerosi progetti che negli anni si sono portati avanti per l’ottimizzazione energetica dei device.
Hai avuto modo di scoprire anche la batteria che funziona con la saliva? Davvero incredibile. TI invitiamo a scoprirla ed a rilasciare qui tutte le tue personali considerazioni su quest’ultima interessante invenzione. Spazio a tutti i tuoi commenti al riguardo.