Un tipo di fiori di cannabis dotato di “peli” caratterizzati da una strana forma a fungo racchiudono quantità di cannabinoidi in misura notevolmente superiore a tutte le varietà finora conosciute di questa pianta, sprigionando fragranze davvero molto intense, secondo una recente ricerca dell’Università della Columbia Britannica. Nonostante la forma più iconica della foglia di cannabis sia quella con le classiche cinque punte, i minuscoli peli sui fiori di cannabis che secernono un particolare tipo di sostanze chimiche in grado di conferire alla pianta proprietà psicoattive e medicinali mai viste prima.
A causa delle restrizioni legali che attanagliano la cannabis, le conoscenze scientifiche su queste piante sono molto limitate
I ricercatori hanno reso note per la prima volta le strutture e il tipo di sostanze chimiche che in questa varietà di cannabis sono davvero uniche. Le loro scoperte confermano ciò che molti dei pionieri della legalizzazione della cannabis sospettavano da tempo: i grandi fiori a forma di fungo che caratterizzano la pianta esaminata costituiscano la fonte più ricca di metaboliti, molecole che sono alla base del processo di produzione di THC e CBD, nonchè dei terpeni, ossia gli elementi della pianta che le conferiscono il caratteristico odore.
“Nonostante il suo grande valore economico, le nostre conoscenze riguardo questa particolare pianta di cannabis sono ancora molto scarse, soprattutto a causa delle restrizioni legali che da sempre ostacolano la circolazione di queste piante“, ha affermato Teagen Quilichini, studente post-dottorato presso la facoltà di Botanica dell’Università della Columbia Britannica. “I tricomi sono quelle che definiamo le fabbriche che producono le sostanze che vanno a distinguere ciascuna pianta di cannabis e questo studio è la base per capire in che modo esse producono e conservano i loro preziosi prodotti“.
Le possibili applicazioni in campo medico di una pianta con queste proprietà possono essere davvero molto vaste
“Abbiamo visto che i tricomi studiati hanno modificato la propria struttura per produrre maggiori quantità di cannabinoidi e di terpeni profumati“, ha dichiarato Sam Livingston, studente dottorando dell’Università. I ricercatori hanno poi condotto un’analisi sugli esemplari al fine di studiare come le “istruzioni” contenute nel DNA dei singoli tricomi vengono convertite effettivamente nelle sostanze biochimiche presenti nella pianta.
“Abbiamo trovato una vasta gamma di geni che fungono da base della produzione di cannabinoidi e terpeni“, ha dichiarato la ricercatrice Anne Lacey Samuels. “Con ulteriori ricerche, questi risultati potrebbero essere usati per produrre esemplari di cannabis più ricchi, utilizzando genetica molecolare e tecniche di allevamento convenzionali“. Successivamente, i ricercatori esamineranno come i tricomi esportano e immagazzinano i metaboliti che producono. “I tricomi immagazzinano i metaboliti nelle loro pareti cellulari“, ha detto Livingston. “E ciò che è davvero sorprendente è che livelli così elevati di prodotto dovrebbero essere tossici per le cellule; noi vogliamo capire proprio in che modo le piante gestiscono questo processo“.