La celiachia è una condizione autoimmune che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale. Essa provoca una reazione avversa al glutine, una proteina presente nel frumento, nell’orzo e nella segale. Fino a poco tempo fa, il meccanismo preciso che innesca la reazione del glutine non era completamente chiaro. Tuttavia, grazie alle recenti scoperte scientifiche, abbiamo finalmente ottenuto informazioni cruciali su cosa causa questa reazione autoimmune. La celiachia, che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale, è una condizione in cui il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo al glutine, una proteina presente in cereali come grano, orzo e segale.
In Italia si stima che circa 600.000 persone soffrano di questa malattia, con il 60% di loro ancora senza diagnosi ufficiale. Gli scienziati hanno passato sei anni a studiare l’epitelio intestinale, utilizzando modelli biologici chiamati organoidi. Questi organoidi, sviluppati da cellule di pazienti celiaci e da topi transgenici, hanno permesso ai ricercatori di ricreare e osservare il comportamento dell’epitelio intestinale in un ambiente di laboratorio.
Celiachia, scoperto cosa innesca questa condizione
Quando una persona con celiachia ingerisce il glutine, il sistema immunitario identifica erroneamente questa proteina come una minaccia. Ciò provoca un’infiammazione cronica e progressiva dell’intestino tenue, danneggiando le cellule che assorbono i nutrienti. Questo danneggiamento impedisce il corretto assorbimento dei nutrienti essenziali, come ferro, calcio e vitamine. Nel tempo, ciò può portare a una serie di problemi di salute, come anemia, osteoporosi e altre carenze nutrizionali.
Studi recenti hanno rivelato che il peptide del glutine chiamato “gliadina” svolge un ruolo chiave nell’attivazione della risposta autoimmune nella celiachia. Si è scoperto che quando la gliadina entra in contatto con la parete intestinale, provoca una risposta infiammatoria esagerata nelle persone geneticamente predisposte. Queste scoperte hanno permesso di comprendere meglio come il sistema immunitario sia indotto a reagire in modo così violento, aprendo la strada a nuove possibilità di trattamento e prevenzione.
Nelle persone con celiachia, il glutine attiva specifiche cellule immunitarie, chiamate linfociti T, che innescano una reazione infiammatoria contro la mucosa intestinale. Questa infiammazione cronica può portare a un assottigliamento dei villi intestinali, piccole strutture a forma di dito che assorbono i nutrienti dagli alimenti. La riduzione o la scomparsa dei villi è ciò che causa i sintomi più gravi della celiachia, come diarrea, dolore addominale e malassorbimento dei nutrienti.
La celiachia ha una forte componente genetica. Le persone con specifici geni, come HLA-DQ2 e HLA-DQ8, sono più inclini a sviluppare la malattia. Tuttavia, non è solo la genetica a determinare l’insorgenza della celiachia; fattori ambientali, come infezioni intestinali, stress e cambiamenti nella dieta, possono contribuire all’attivazione della malattia in persone predisposte. La presenza di questi geni non garantisce che una persona svilupperà la celiachia, ma rappresenta un fattore di rischio significativo.
La diagnosi è davvero importante
I sintomi della celiachia variano ampiamente e possono colpire diverse parti del corpo. I sintomi gastrointestinali includono gonfiore, diarrea, dolore addominale, e perdita di peso. Tuttavia, ci sono anche sintomi extraintestinali come anemia, affaticamento, dolori articolari, e problemi della pelle. In alcuni casi, la celiachia può essere asintomatica, rendendo la diagnosi più difficile. La varietà dei sintomi rende la celiachia una malattia complessa da riconoscere e diagnosticare.
La diagnosi della celiachia inizia generalmente con un esame del sangue per rilevare anticorpi specifici come l’anti-transglutaminasi (tTG) e gli anticorpi anti-endomisio (EMA). Se questi test sono positivi, il passo successivo è una biopsia dell’intestino tenue attraverso l’endoscopia per confermare la presenza di danni ai villi. È importante continuare a consumare glutine durante il processo diagnostico, poiché l’eliminazione del glutine può falsare i risultati dei test.