Cerchi delle fate: svelato il loro mistero con una vecchia teoria

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Un misterioso fenomeno naturale, noto come cerchi delle fate, potrebbe essere spiegato dal modello del matematico inglese Alan Turing, sviluppato nella prima metà del Novecento. Questo modello introduce l’dea che le dinamiche di alcuni sistemi uniformi potrebbero dar origine ad altri modelli stabili quando disturbati. Questo concetto di ordine dal disordine, stabilità dal disturbo, è diventato in seguito la base teorica di tutti gli strani motivi ripetuti in natura.

 

I cerchi delle fate: uno dei misteri dei deserti

Questo straordinario modello potrebbe fornire anche la spiegazione per la formazione dei cerchi delle fate. Si tratta di misteriose strutture formate dall’erba che cresce esattamente in cerchio nei terreni aridi. La prima volta furono infatti scoperti nell’arido deserto del Namib.

Nel corso degli anni sono state proposte numerose ipotesi per l’origine di queste particolari formazioni erbose, ma nessuna ipotesi è mai stata confermata con assoluta certezza. Tra le varie teorie formulate vi era che i cerchi delle fate fossero causati dall’attività delle termiti. Ma la scoperta in altri luoghi, tra cui l’entroterra australiano, in cui non erano presenti termiti, ha messo in discussione quella che sembrava essere l’ipotesi più probabile.

 

Il modello di Turing e la disponibilità di acqua

In alternativa a questa teoria venne proposta l’ipotesi che i cerchi delle fate fossero la conseguenza dell’organizzazione delle piante per sfruttare le limitate risorse idriche di queste zone aride e desertiche. Questa spiegazione sembrerebbe essere probabile e rispecchierebbe anche il modello di Turing, diventandone un altro esempio in natura.

Ma sino ad ora non sono state raccolte prove concrete a sostegno di questa tesi. Ciò è dovuto anche al fatto che tutti gli studi condotti in questo senso, raramente sono stati seguiti da studi di follow up sul campo.

 

I cerchi delle fate analizzati sul campo per la prima volta in relazione al modello di Turing

Per porre rimedio a questa mancanza di dati, un team guidato dall’ecologo Stephan Getzin dell’Università di Göttingen in Germania ha utilizzato dei droni dotati di telecamere multispettrali per osservare i cerchi delle fate dall’alto, nei pressi della città mineraria di Newman, nella regione di Pilbara in Australia.

Analizzando i filmati e le immagine ottenute, i ricercatori hanno stabilito che vi era una forte corrispondenza tra il modello di Turing e la disposizione dei cerchi delle fate in dipendenza all’umidità delle zone esaminate. Sembrerebbe infatti che ci sia una maggiore corrispondenza tra il modello di Turing e la disposizione dei cerchi delle fate, tra i tipi di erbe maggiormente dipendenti dall’umidità. Inoltre analizzando la disposizione delle piante con alta o bassa vitalità, tramite sensori di umidità, è stato notato che le erbe più sane e ad alta vitalità erano sistematicamente più associate ai cerchi delle fate rispetto alle erbe a bassa vitalità.

Per la prima volta dunque, sono stati raccolti dei dati empirici che mostrano come la formazione dei cerchie delle fate rispecchi il modello di Turing. Un modello in cui le piante che formano queste perfette strutture crescono insieme in modo cooperativo, modulando il loro ambiente per far fronte comune all’aridità questi ecosistemi così estremi, aridi e secchi.

Ora i ricercatori dovranno quindi continuare a raccogliere dati sul campo per poter confermare una volta per tutte quale sia la vera origine di queste misteriosi formazioni erbose in luoghi così aridi.

Immagine: Africarivista.it

Valeria Magliani
Valeria Magliani
Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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