La Cina, primo paese a essere colpito dal coronavirus, anche perché ormai è dato per certo che l’origine dell’epidemia è Wuhan, è anche uno dei primi ad aver iniziato il ritorno alla normalità. Si tratta comunque di un viaggio graduale visto che le autorità sono subito pronte a rialzare le misure di sicurezza per evitare una seconda ondata.
Uno degli aspetti che sottolinea più di tutti che il paese asiatico sta tornando verso una vita com’era prima della pandemia è la riapertura di alcune scuole. A Pechino infatti, oltre 50.000 studenti sono tornati a scuola. Sono quelli che frequentano il terzo anno delle superiori e che si devono preparare per l’esame di ammissione all’Università.
Si tratta di un gruppo molto ridotto rispetto al numero totale di studenti della Cina, ma è comunque significativo, come lo è il fatto che a Wuhan il numero di nuovi pazienti affetti da coronavirus è zero.
La Cina e una seconda ondata
Una seconda ondata potrebbe risultare molto più pericolosa della prima in Cina, soprattutto per il fatto che il virus è mutato. Come già dimostrato da alcuni studi, il ceppo di SARS-CoV-2 presente in Europa è più aggressivo di quello che era inizialmente presente in Asia. Per questo il governo cinese sta facendo di tutto per proteggersi dall’esterno.
Il problema principale è il confine con la Russia, paese che sta registrando un aumento costante di nuovi casi. Un terzo dei casi registrati in Cina nell’ultimo mese era di cittadini di ritorno che erano stati costretti a rimanere in Russia. Per chiunque arriva da un paese estero c’è l’obbligo di una quarantena di 14 giorni, a cui recentemente si è aggiunto un prolungamento di altri 7 giorni.
Allo stesso tempo, la Cina deve fare i conti con i governi degli altri paesi, al momento soprattutto Stati Uniti e Australia, i quali la stanno accusando di essere i responsabili di questa emergenza globale.