Il Cyber-Bullismo, insieme al Sexting e ad altre pratiche di molestie più o meno gravi, è la nuova valvola di sfogo del disagio giovanile ed adolescenziale. La nostra è una società che cambia in continuazione, carica di informazioni ed emozioni. Una società in continua evoluzione ha il suo lato affascinante, ma non bisogna sottovalutare i possibili effetti collaterali, che si manifestano spesso sui più giovani.
Il problema del Cyber-Bullismo, che ha attirato anche l’attenzione del senato, è figlio di un mondo tecnologico sempre più immersivo, che oltre ad essere estremamente magnetico, è anche in grado di sfuggire al controllo, ed a volte alla comprensione, di genitori ed educatori.
I govani sono quindi spesso da soli, in un mondo sovraccarico di informazioni ed emozioni, che li rende incapaci di provare empatia, rendendo difficile e faticoso il rapporto con gli altri. La Onlus Pepita, da sempre attiva contro il bullismo, ha deciso di utilizzare un medium altamente tecnologico, come il cinema 3D (con l’appoggio di RealD, la più importante società di produzione e proiezione di cinema tridimensionale), per caricare al massimo il coinvolgimento dei giovani, e quindi canalizzare questa energia in attività in grado di stimolare creatività e coinvolgimento sociale.
L’idea di partenza infatti non è che i videogiochi, i social network e tutto il resto del mondo mediatico finiscano per sopire le emozioni degli adolescenti, ma che anzi siano in grado di creare un carico emotivo importante, che però rimane tutto all’interno dei ragazzi. Il cyberbullismo sarebbe quindi una sorta di conseguenza, di valvola di sfogo, amplificato dal fatto che online è molto difficile percepire la reazione che può avere un’azione offensiva, e quindi molti fenomeni di questo genere finiscono per essere più un momento di aggregazione che non di violenza fine a se stessa.
Ecco che quindi il cinema entra in gioco, “sovraccaricando” le emozioni dello spettatore (aiutato dalla tecnologia 3D che ne aumenta immersione e coinvolgimento), per poi utilizzarle in attività creative di gruppo, volte a stimolare l’empatia del soggetto. In questo modo si rompe l’isolamento individuale, insegnando ai ragazzi a farsi coinvolgere, e quindi a coinvolgere gli altri a loro volta, non solo nella realtà ma anche nel mondo di mixed media che, purtroppo o per fortuna, si trovano a vivere tutti i giorni.