Tra i cinque sensi, l’olfatto è uno dei più primitivi e istintivi. È strettamente collegato alle emozioni, alla memoria e alla sopravvivenza. A differenza della vista o dell’udito, che passano per aree cerebrali di interpretazione più complesse, gli odori raggiungono direttamente il sistema limbico, la parte più “emotiva” del cervello. Questo spiega perché certe fragranze ci colpiscono nel profondo, o ci riportano immediatamente a un ricordo lontano.
Quando respiriamo, le molecole odorose si legano ai recettori dell’epitelio olfattivo nel naso. Ogni recettore è specializzato per certi composti chimici, e l’insieme delle attivazioni crea una sorta di “impronta” unica per ogni odore. Queste informazioni vengono inviate al bulbo olfattivo, un piccolo centro di smistamento situato alla base del cervello.
L’istinto del naso: come il cervello trasforma un odore in una puzza
Il bulbo olfattivo trasmette i segnali al sistema limbico e alla corteccia orbitofrontale, dove l’odore viene identificato e valutato. È qui che entra in gioco la nostra esperienza, la cultura e la memoria. Un odore può essere “neutro” di per sé, ma viene percepito come gradevole o sgradevole in base a ciò che abbiamo imparato.
Non esistono odori intrinsecamente cattivi: è il cervello a decidere se qualcosa è repellente. Spesso, questo giudizio è legato a segnali di pericolo evolutivo. L’odore di marcio o di ammoniaca, ad esempio, è associato a cibo avariato o sostanze tossiche, quindi provoca repulsione come meccanismo di difesa.
Ciò che per qualcuno è insopportabile, per altri può essere delizioso. Alcuni formaggi dall’odore pungente, come il gorgonzola o il camembert, sono considerati prelibatezze in alcune culture e disgustosi in altre. Anche i profumi usati nei cosmetici variano nel tempo e nello spazio: ciò dimostra che l’olfatto è fortemente influenzato da abitudini sociali.
Non tutti avvertono gli stessi odori
Il nostro cervello crea connessioni tra odori ed esperienze. Un profumo associato a un momento felice sarà percepito come gradevole anche in futuro. Allo stesso modo, un odore legato a un evento traumatico o sgradevole può risultare nauseante, anche se in sé non ha nulla di ripugnante.
Esistono anche fattori biologici: alcune persone sono geneticamente più sensibili a certe molecole. Un esempio famoso è il composto dell’urina asparago, percepito solo da una parte della popolazione. Queste variazioni genetiche spiegano perché non tutti avvertono (o sopportano) gli stessi odori.
La ricerca neuroscientifica sta approfondendo come il cervello costruisce l’esperienza olfattiva, con applicazioni che vanno dalla diagnosi precoce di malattie neurodegenerative fino allo sviluppo di aromi artificiali più realistici. Capire perché un odore ci fa piacere o ribrezzo non è solo una curiosità: è la chiave per esplorare come pensiamo, ricordiamo e reagiamo al mondo che ci circonda.
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