Nel momento in cui il mondo si era accorto di essere in mezzo a una nuova pandemia, una pandemia causata dal SARS-CoV-2, i ricercatori si sono subito mobilitati per cercare di capirne di più. In poco tempo si è giunti alla conclusione che il coronavirus era presente con tre ceppi diversi, che generalmente potremmo chiamare quello asiatico, quello europeo e quello americano; la distinzione in realtà è un po’ più complicata. Una nuova ricerca evidenzia che allo stato attuale sono sei i ceppi.
Secondo gli esperti dell’Università di Bologna, i quali hanno esaminato ben 48.635 genomi diversi di coronavirus isolati in laboratorio, ha portato a questo risultato; si tratta dello studio più ampio mai portato avanti in tal senso.
Le parole di Federico Giorgi, ricercatore di Unibo: “Il coronavirus SARS-CoV-2 è presumibilmente già ottimizzato per colpire gli esseri umani, e questo spiega il suo basso cambiamento evolutivo. Ciò significa che i trattamenti che stiamo sviluppando, incluso un vaccino, potrebbero essere efficaci contro tutti i ceppi virali.”
Coronavirus: l’evoluzione del SARS-CoV-2
Ovviamente ci si aspettava un’evoluzione del suddetto virus. Dando per certo il fatto che diversi mesi fa i ceppi erano solo tre, il raddoppio non risulta essere un’evoluzione così importante. Il primo a essere stato identificato, a Wuhan nel dicembre del 2019, è stato l’S. In seguito è arrivato il ceppo S e poi sono stati identificati i ceppi V e G a gennaio. Successivamente è arrivato il ceppo G.
Quest’ultimo è quello più diffuso tanto che si è evoluto in due diversi, il GR e GH. “Il ceppo G e i suoi ceppi correlati GR e GH sono di gran lunga i più diffusi, rappresentando il 74% di tutte le sequenze geniche che abbiamo analizzato. Presentano quattro mutazioni, due delle quali sono in grado di modificare la sequenza dell’RNA polimerasi e le proteine Spike del virus. Questa caratteristica probabilmente facilita la diffusione del virus.”