Quando si parla di coronavirus, si tende sempre a tenere gli occhi puntati sulle ultime scoperte scientifiche. Lo scorso mercoledì, un gruppo di ricercatori ha riferito che un gigantesco studio, che comprende oltre 12000 mutazioni del virus, rivela che nessuna di esse ha fatto una grande differenza per quanto riguarda la facilità di contagio.
Le mutazioni del virus sembrano innocue o neutrali
Il team di ricerca ha comunicato alla rivista Nature Communications che le mutazioni, rilevate in oltre 46000 campioni provenienti da 99 Paesi diversi, sembrano essere neutrali. Francois Balloux, Lucy van Dorp e i loro colleghi dell’University College London, spiegano che non hanno associato nessuna delle mutazioni ricorrenti della SARS-CoV-2 testate a un aumento significativo della trasmissione virale.
Essi hanno anche individuato una mutazione molto discussa che molti ricercatori credevano avesse reso il virus più facilmente trasmissibile, ma che non sembra aver influito sulla sua capacità di contagio. La mutazione, chiamata D614G, in realtà non ha un grande potere in merito.
Gli stessi ricercatori sostengono che la mutazione D614G non si associa a un significativo aumento della trasmissione virale; è indiscutibile, tuttavia, che essa sia emersa all’inizio della pandemia e ora sia presente a un livello elevato. Balloux ha precisato in un tweet che questa mutazione è semplicemente apparsa nel momento in cui il virus ha iniziato a decollare in Europa.
Tuttavia, Balloux spiega che, una volta che le persone inizieranno a ricevere il vaccino, la situazione cambierà: questo eserciterà la cosiddetta pressione selettiva sul virus che probabilmente inizierà a mutare. Tutti i virus mutano, e i coronavirus mutano più di altri. Essi possono mutare in tre modi: in primis, a causa di semplici errori di replicazione. I coronavirus lo fanno meno spesso di altri virus RNA perché hanno una sorta di correttore di bozze incorporato.
Un altro modo in cui i virus possono cambiare si verifica quando due ceppi diversi infettano contemporaneamente un ospite; è il caso, ad esempio, della normale influenza. Infine, la persona infetta può anche causare la mutazione del virus attraverso la cosiddetta modifica dell’RNA dell’ospite, che fa parte della risposta immunitaria.
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