Un nuovo studio del tutto italiano, composto da medici e astrofisici, sostiene che il Covid-19 possa avere una battuta d’arresto utilizzando i raggi ultravioletti in un lasso di tempo davvero breve.
Gli autori hanno analizzato l’andamento della pandemia e la quantità i raggi solari nei vari paesi, rilevando una fortissima ed evidente correlazione. Per condurre l’esperimento sono utilizzate in un primo momento delle lampade a raggi Uv di tipo C, quelli che solitamente non arrivano sulla Terra perché bloccati dall’atmosfera.
Covid-19, i raggi ultravioletti lo disattivano
Nell’esperimento sono state posizionate sotto le lampade gocce di liquido di diverse dimensioni contenenti Sars-CoV-2, per simulare uno starnuto. Il team ha valutato diverse situazioni di possibile contagio. Una dose più bassa del virus, che può esserci con un positivo, una dose cento volte più alta, che simula la presenza di casi gravi di covid-19 e dosi che non si sono mai registrate.
In tutti tre i casi la carica virale sparisce in pochi secondi al 99,9% da una piccola quantità di raggi UvC; ne bastano 2 millijoule per centimetro quadrato. L’esperimento venne poi ripetuto con i raggi UvA e UvB, ovvero quelli che arrivano sulla superficie terrestre. Gli scienziati si sono chiesti se ci fosse una correlazione tra irraggiamento solare e epidemiologia di Covid-19. Per ottenere risposta, hanno raccolto dati sulla quantità di raggi solari in 260 Paesi, dal 15 gennaio a fine maggio.
La corrispondenza con l’andamento dell’epidemia di Sars-CoV-2 è risultata quasi perfetta: minore è la quantità di UvA e UvB, maggiore è il numero di infezioni. Questo ci spiega perché in Italia in inverno abbiamo avuto il picco mentre in estate abbiamo registrati pochi contagi. Un caso a sé stante è rappresentato da Bangladesh, India e Pakistan dove, nonostante il clima caldo, le nuvole dei monsoni bloccano i raggi solari e quindi l’epidemia è in espansione.
I risultati portano a delle conclusioni applicabili nella quotidianità. Innanzitutto, in spiaggia si può stare tranquilli, anche senza mascherina, poiché la carica virale delle goccioline emesse da un eventuale soggetto positivo è spazzata via in pochi secondi dai raggi solari. Questo significa inoltre che le lampade a raggi Uv potrebbero essere utilizzate per disinfettare gli ambienti chiusi.