Recentemente abbiamo sentito parlare molto di sindemia da parte dei mass media per riferirsi al Covid-19. Il carattere distintivo di una sindemia è la presenza di due o più patologie concomitanti, che interagiscono negativamente, influenzando sfavorevolmente il corso specifico e aumentano la vulnerabilità.
Già negli anni novanta, il medico e antropologo Merril Singer specificava che le sindemie sono la concentrazione e l’interazione deleteria di due o più malattie soprattutto come conseguenza dell’ineguaglianza sociale e dell’esercizio ingiusto del potere. Richard Horton sostiene che l’approccio nella gestione della diffusione del virus, ma soprattutto della patologia, sia sbagliato, poiché la crisi sanitaria è stata affrontata focalizzando l’attenzione alla malattia infettiva, e non con un “approccio sindemico”.
Covid-19, l’epidemia è considerata anche una sindemia
Queste condizioni si manifestano all’interno soprattutto dei gruppi sociali secondo pattern di disuguaglianze profondamente radicati nelle nostre società. Il concentrarsi di queste malattie su uno sfondo di disparità sociali ed economiche inasprisce gli effetti negativi di ogni singola malattia. L’approccio sindemico esamina le conseguenze sulla salute delle interazioni tra le patologie e i fattori sociali, ambientali o economici che promuovono tale interazione e peggiorano la malattia.
Come già asseriva Singer, la comprensione di questi meccanismi è importante per la prognosi, il trattamento e le politiche sanitarie. Alcuni studi pubblicati sul The Lancet volevano valorizzare l’approccio sindemico, spiegando anche le differenze con gli approcci convenzionali per la salute pubblica, basati solamente sul concetto di multimorbidità. Anche Giuseppe Costa, nel suo articolo, asseriva che l’epidemia Covid-19 ha conseguenze molto disuguali tra le classi sociali, conseguenze che sono crescenti passando dal rischio di contagio a quello delle manifestazioni più gravi del virus.
Conoscere i meccanismi di generazione di tali disuguaglianze è il primo passo per adottare politiche e azioni appropriate. L’attuale fase della pandemia vede un notevole aumento di nuovi casi: è quindi fondamentale che i servizi si organizzino per garantire sia le cure per i malati di Covid-19 sia la continuità di assistenza per i malati cronici. In caso contrario, il “rallentamento” della presa in carico per le cronicità si sommerebbe all’impatto diretto della pandemia sulla salute dei cittadini, con un esito fortemente negativo: le malattie croniche infatti rendono più suscettibili a forme gravi di infezione; viceversa è probabile che il Covid-19 predisponga a peggioramenti di preesistenti condizioni croniche.
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