Un gruppo di ricercatori provenienti da varie università hanno scoperto un batterio unico che vive all’interno di un eucariota unicellulare e gli fornisce energia. A differenza dei mitocondri, questo cosiddetto endosimbiosi ricava energia dalla respirazione dei nitrati, non dall’ossigeno. “Questa partnership è completamente nuova”, afferma Jana Milucka, l’autrice principale dello studio. “Una simbiosi basata sulla respirazione e il trasferimento di energia è fino ad oggi senza precedenti”. Scopriamo di più in merito a questa interessante scoperta dal punto di vista scientifico.
Endosimbiosi, la nuova simbiosi cellulare
In generale, tra gli eucarioti, le simbiosi sono piuttosto comuni. Gli ospiti eucariotici spesso coesistono con altri organismi, come i batteri. Alcuni batteri vivono all’interno delle cellule o dei tessuti ospiti e svolgono determinati servizi, come la difesa o l’alimentazione. In cambio, l’ospite fornisce rifugio e condizioni di vita adeguate per il simbionte. Un’endosimbiosi può persino arrivare a tanto che il batterio perde la sua capacità di sopravvivere da solo al di fuori del suo ospite.
Questo è stato anche il caso della simbiosi scoperta dagli scienziati di questo studio. “La nostra scoperta apre la possibilità che semplici eucarioti unicellulari, come i protisti, possano ospitare endosimbionti che forniscono energia per completare o addirittura sostituire le funzioni dei loro mitocondri”, afferma Jon Graf, partecipante allo studio.
Finora, si è ipotizzato che gli eucarioti in ambienti privi di ossigeno sopravvivano attraverso la fermentazione, poiché i mitocondri richiedono ossigeno per generare energia. Il processo di fermentazione è ben documentato ed è stato osservato in molti ciliati anaerobici. Tuttavia, i microrganismi non possono trarre tanta energia dalla fermentazione e in genere non crescono e si dividono rapidamente come le loro controparti aerobiche.
“La nostra simbiosi ha trovato una soluzione per questo”, afferma Graf. “Ha inghiottito un batterio con la capacità di respirare nitrato e lo ha integrato nella sua cellula. Stimiamo che l’assimilazione sia avvenuta almeno da 200 a 300 milioni di anni fa“.