Il razzismo e l’intolleranza passano troppo spesso da Facebook: un report di ProPublica fa scalpore, ognuno può pubblicare post razzisti che inneggiano all’odio in pochi minuti. I filtri di controllo di Facebook si sono rivelati inefficaci, anzi, suggeriscono un pubblico maggiore quando vengono inserite determinate chiavi di ricerca per i target dei post sponsorizzati e le pubblicità.
E’ quanto è emerso dal report di ProPublica, dove in maniera scientifica hanno provato a sponsorizzare tre pubblicità che incoraggiavano un atteggiamento antisemita. Le pubblicità potevano essere indirizzate a persone specifiche che in passato avevano mostrato interesse per argomenti come “Odio gli ebrei” o “SchutzStaffel Germania”, ovvero la sigla delle SS Naziste.
I reporter di ProPublica sono rimasti ancora più sconcertati quando Facebook ha suggerito loro di ampliare il pubblico che ha mostrato interesse per argomenti quali “come bruciare gli Ebrei” e “Storia del perché gli Ebrei hanno rovinato il mondo”.
Facebook e la lotta al razzismo: troppo poco, troppo lentamente
Contattati da ProPublica circa l’avvenuta pubblicazione delle loro pubblicità inneggianti al razzismo, Facebook ha provveduto a cancellare dagli algoritmi di ricerca le parole chiave e i topics inerenti all’antisemitismo. Hanno ammesso che le parole chiave vengono generate algoritmicamente, e che valuterà l’adozione di nuovi strumenti per prevenire in futuro che si verifichino casi del genere.
Il problema è che serve un radicale cambio di rotta per poter abbracciare tutti i campi in cui l’incitamento all’odio è chiaramente palese. La rivista Slate ha provato infatti con una nuova sponsorizzazione usando il topic “Uccidere i radicali islamici” e “Ku-Klux-Klan” e al solito Facebook ha suggerito un’altra dozzina di argomenti simili con cui poter raggiungere un più ampio pubblico, come ad esempio “Jew Killing Weekly Magazine” o “Nazi Party (Canada).
Durante gli esempi mostrati sopra, gli strumenti automatici di Facebook hanno consigliato anche come target il pubblico interessato alla destra radicale tedesca, con il risultato che con una sponsorizzazione di appena 20 Euro è possibile avvicinare un potenziale pubblico di oltre 130.000 persone.
Cifre impressionanti e che fanno riflettere sul giusto utilizzo dei social network e delle sponsorizzazioni, specialmente in quelle aree grigie non ancora ben regolamentate e che più volte sono state “bacchettate” da giornali e reporter quando ci si interroga su come sia possibile che episodi del genere si verifichino ancora nel 2017.