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Fotografare un Buco Nero: al via la campagna per avere un’immagine di Sagittarius A*

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E’ iniziata la campagna per ottenere la prima immagine di un Buco Nero. A partire da ieri, 6 aprile, fino al 14 di questo mese, gli astronomi utilizzeranno un sistemo di radio-telescopi in giro per il mondo per intercettare il gigantesco Buco Nero posizionato al centro della Via Lattea, si tratta di un colosso chiamato Sagittarius A*, parliamo di qualcosa 4 milioni di volte più grande del nostro sole.

I ricercatori sperano di fotografare Sgr A* – questo il suo nome abbreviato – il “punto di non ritorno”, oltre il quale c’è il nulla. Niente, neppure la luce può fuggire. I buchi neri da sempre esercitano un enorme fascino, il loro interno non può nemmeno essere immaginato perché la luce non può uscirne. Scopriamo insieme questa campagna, volta a risolvere i misteri di questa regione dello spazio.

La prima foto di un buco nero

In materia di relatività generale, con il termine Buco Nero ci riferiamo a una porzione dello spaziotempo in possesso di un campo gravitazionale così forte e intenso da impedire a qualsiasi cosa di fuggire al suo esterno, come abbiamo già detto neppure la luce può farcela. La superficie limite è denominata “Orizzonte degli Eventi” ed è proprio questa la parte che gli studiosi sperano di fotografare.

Buco Nero Sagitarius A*

“Queste sono il tipo di osservazioni che ci servono a discernere tra le varie teorie in materia di buchi neri e tante sono le teorie che li riguardano”, ha affermato Gopal Narayanan, ricercatore dell’Università del Massachussetts, che ha aggiunto “con i dati ottenuti da questo progetto capiremo cose sui buchi neri che non abbiamo compreso prima”.

Event Horizon Telescope, questo il nome del progetto, unisce osservatori in Cile, Spaglia, Polo Sud, Messico, California, Arizona e Hawaai per creare l’equivalente di un radio strumento delle dimensioni dell’intero pianeta Terra. Uno strumento tanto potente è necessario per vedere l’orizzonte degli eventi di Sgr* che dista 26 mila anni luce da noi.

“E’ come provare a immaginare un chicco d’uva sulla superficie della Luna”, ha dichiarato scherzosamente Narayanan. Questa campagna terra d’occhio anche l’enorme buco nero al centro della galassia M87, posizionato a 53.5 milioni di anni luce dalla Terra. Si tratta di un qualcosa dalle dimensioni inimmaginabili, sei miliardi di volte più grande rispetto al sole, dunque il suo orizzonte degli eventi è ancora più grande rispetto a quello del nostro Sgr A*.

Queste osservazioni dovrebbero aiutare gli studiosi a determinare massa, spinta e altre caratteristiche dei grandi buchi neri con una certa precisione. I ricercatori, inoltre, mirano a capire di più su come il materiale si accumula in dischi intorno a questi giganti della galassia. Ma c’è molto altro che il progetto EHT può scoprire.

Uno dei nodi più importanti da sciogliere riguarda il Paradosso dell’informazione del buco nero, legata alla sparizione di un’informazione fisica nel buco nero, con la conseguente convivenza di vari stati fisici in evoluzione dentro un un medesimo stato. Si tratta di un dato indubbiamente controverso, in quanto in netta contrapposizione con i dettami largamente comprovati dalla dottrina.

“Al centro della teoria generale della relatività elaborata da Einstein – prosegue Narayanan – c’è la nozione che la meccanica quantistica e la relatività generale possano mescolarsi. Il posto giusto per studiare questo meccanismo è l’orizzonte degli eventi di un buco nero”.

Il cosmo ci offre spettacoli di diffile comprensione, pensiamo alla gigantesca sfera metallica identificata a 100 anni luce da noi, tanti sono i misteri che ci circondano. Tramite progetti come questo sarà possibile ottenere risposte preziose, i risultati dell’EHT saranno pubblicati l’anno prossimo.

Fonte: space.com

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