Le immagini del marzo 2011 sono ancora negli occhi di tutti, il disastro di Fukushima ha lasciato un segno profondo nella memoria collettiva. E non solo. Un dramma che non conosce fine, come testimonia uno studio condotto da ricercatori statunitensi.
Sabbia e acque sotterranee presentano una nuova fonte di radiottività. Un processo lento, la contaminazione è arrivata a circa 100 chilometri di distanza dalla costa nipponica.
Cesio radioattivo, l’infezione è arrivata anche all’oceano. Gli studiosi rassicurano circa la salute pubblica, considerato che la popolazione non è esposta alle acque interessate, ma la scoperta impone considerazioni circa la gestione delle aree costiere in corrispondenza di altre centrali.
Gli studiosi della Wood Hole Oceanographic Institution hanno collaborato con uno staff della Kanazawa University per procedere alle rilevazioni.
Il cesio è arrivato lungo la costa grazie alle correnti e si trova nell’acqua salmastra sottostante le spiagge. Le foto di Arkadiusz Podniesiński non sono l’unica testimonianza di quel 21 marzo 2011.
Livelli di cesio 137 dieci volte superiore a quelli riscontrabili normalmente, gli studiosi invitano la comunità internazionale a monitorare le altre centrali nucleari attive in tutto il mondo.