Nel corso di questi ultimi giorni, alcune interessanti ipotesi circa il non corretto andamento funzionale dei Galaxy Note 7 e dei relativi problemi dovuti al surriscaldamento ed alla combustione spontanea che gli è costata qualcosa come circa 17 miliardi di dollari americani ed una perdita aziendale d’immagine non indifferente.
Secondo recenti rapporti emersi online all’interno di testate specialistiche con focus sulla questione, i problemi Note 7 sarebbero da imputare fondamentalmente al concetto di design curvo voluto dalla società per il suo ultimo prodotto, piuttosto che ad un cattivo lotto di produzione terzo da parte di ATL China Batteries o, come solo accennato in via teorica, ad un non corretto allineamento delle funzioni di ricarica rapida con i nuovi supporti.
Inizialmente, infatti, la società si era resa disponibile alla sostituzione dei primi moduli energetici realizzati per mano di Samsung SDI Batteries, convinti del fatto che la divisone interna avesse peccato di esperienza realizzando supporti fisicamente non idonei all’utilizzo su terminale mobile, a causa di celle agli ioni di litio suscettibili a rottura. Si è deciso, quindi, di affidarsi al produttore esterno ATL China (fornitore di Apple per la line-up iPhone) in vista della chiusura della prima campagna di richiamo e, nemmeno in questo caso, la questione si era posta positivamente all’attenzione del cliente.
Ora, a qualche giorno di distanza dalla decisione di un ritiro programmato e definitivo dal mercato, la società pone come modello di studio il design Note 7, verso cui si levano potenziali ipotesi che vogliono la diretta imputazione di colpa per le esplosioni e le combustioni spontanee in fase di ricarica.
Le batterie Note 7 di Samsung SDI ed ATL China sono passate letteralmente al microscopio. Nel primo caso, l’analisi preventiva ha rivelato l’eccessiva vicinanza delle piastre allo strato di isolamento posto lungo il bordo del pacco batteria e, di conseguenza, l’elevano range di compressione dovuto al naturale moto delle cariche quando sottoposte al normale processo di ricarica. Le immagini che seguono mostrano il confronto tra le due diverse batterie e la differente disposizione dei sistemi anodo-catodo rispetto agli isolamenti nel caso di ATL che, proprio a causa del design, ha fatto registrare problemi similari nonostante un disegno, nel complesso, ben realizzato.
In tal caso, il diretto responsabile potrebbe proprio essere il fatidico, e di certo tanto acclamato, fattore di forma simmetrico del Note 7, che di fatto opera una vera e propria compressione fisica del terminale. Avere tra le mani un device da 5.7 pollici realizzato in lega di alluminio serie 7000 (1.3x più resistente di Galaxy S7 Edge) e con una copertura impermeabilizzante basata su IP68, dunque, rende chiara l’idea del livello interno di compressione rilevato nel terminale.
La teoria, per il momento, resta per l’appunto solo una teoria. Infatti, resta da verificare quanto finora ipotizzato, sebbene crediamo che la questione sia ormai chiusa.
Certo è il fatto che Samsung ha fatto molto per ridurre al minimo l’ingombro del dispositivo al fine di ospitare componenti addizionali come la S-Pen che, insieme al curved-design e ad una riduzione generale dello spessore, hanno portato molto probabilmente al problema originario. Questo, per ipotesi, il motivo principale da imputare ai surriscaldamenti ed alle numerose esplosioni registrate. Pure congetture o realtà? Voi che ne pensate?